Avrebbero costretto un imprenditore ad assumere due persone vicine al clan di Santa Lucia sopra Contesse di Messina, uno con le mansioni di elettricista e l’altro di sorvegliante. Si tratta di Antonino Spartà, che per tre anni avrebbe guadagnato come elettricista uno stipendio di circa 52 mila euro e Gaetano Nostro, assunto con mansioni di sorvegliante mai svolte.
I poliziotti della squadra mobile di Messina hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Messina su richiesta della Dda di Messina, per Spartà e Nostro ritenuti responsabili del reato di estorsione, pluriaggravato dal metodo mafioso e dall’appartenenza degli autori all’associazione di stampo mafioso. I fatti contestati sarebbero stati commessi a Messina, dal 22 dicembre 2015 al 22 settembre 2016.
Antonino Spartà, di 56 anni, è detenuto dal 24 aprile 2018 nel carcere di Frosinone. È fratello del boss Giacomo Spartà, capo dello storico del clan di Santa Lucia sopra Contesse, che è detenuto al regime del 41 bis. Mentre Gaetano Nostro, di 49 anni, detenuto nel carcere dell’Aquila in regime di 41 bis. È considerato “luogotenente” del gruppo criminale messinese di Santa Lucia sopra Contesse, insieme Raimondo Messina.
Gli investigatori hanno chiarito che l’imprenditore fosse effettivamente vittima dei due esponenti mafiosi ed è stato costretto ad assumerli e pagarli.
Anche un collaboratore di giustizia ha dichiarato che Antonino Spartà aveva il ruolo di referente del clan fondato dal fratello detenuto Giacomo e la ditta dell’imprenditore vittima di estorsione risultasse sotto la protezione del clan di Santa Lucia sopra Contesse.