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Omicidi di mafia a Barcellona, i retroscena degli agguati: ecco i nomi dei 4 arrestati

Sono stati arrestati quattro presunti membri del clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto, ritenuti gli autori di omicidi commessi a Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo in un periodo compreso tra il 1997 ed il 2001.

I carabinieri del Ros hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Messina su richiesta della locale Dda a carico di Salvatore Micale, 44 anni, Sebastiano Puliafito, di 53 anni, Giovanni Rao,di 58 anni, Antonino Calderone, Caiella, di 44 anni.

Gli inquirenti hanno ricostruito gli omicidi di Giovanni Catalfamo del 29 settembre 1998, di Domenico Tramontana del 4 giugno 2001, di Santino Bonomo scomparso il 12 dicembre 1997, di Stefano Oteri del 27 giugno 1998.

Catalfamo fu assassinato a Barcellona Pozzo di Gotto il 29 settembre 1998. Secondo gli inquirenti fu ucciso a colpi d’arma da fuoco da killer giunti a bordo di una moto rubata, con la partecipazione di Micale. La vittima tentò di fuggire agli spari rifugiandosi all’interno del complesso residenziale in cui abitava. Il movente dell’omicidio sarebbe da ricercare nell’intenzione da parte dell’organizzazione mafiosa di inviare un avvertimento inequivocabile a chi esercitava l’attività di usura, che secondo gli investigatori veniva esercitata da Catalfamo. Micale avrebbe avuto il compito di segnalare agli esecutori materiali il passaggio della vittima per poi farla aggredire dai killer.

Tramontana fu ucciso il 4 giugno 2001 a Barcellona Pozzo di Gotto. Il delitto è già stato oggetto del procedimento Gotha 6 ma in quella sede il giudice aveva rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Giovanni Rao, esponente della mafia barcellonese. I nuovi collaboratori di giustizia hanno reso nuove dichiarazioni e le indagini sono state condotte dal Ros dei carabinieri. Questo omicidio assunse una particolare valenza negli assetti della mafia barcellonese di quel periodo, poiché Tramontana faceva parte del direttivo dell'organizzazione mafiosa barcellonese. La sua uccisione, secondo gli inquirenti, fu decisa  dai vertici del clan locale. Alla base di questa decisione ci sarebbe stata l'eccessiva intraprendenza della vittima che pretendeva di espandere eccessivamente i propri profitti.

Gli altri due fatti di sangue oggetto dell'ordinanza erano rimasti invece senza colpevoli: l'omicidio di Santino Bonomo, scomparso da Barcellona Pozzo di Gotto il 12 dicembre 1997 con il metodo della lupara bianca, contestato ad Antonino Calderone, in concorso con altri. Bonomo sarebbe stato ucciso, per decisione dell'allora vertice della cosca barcellonese, poiché commetteva furti senza la preventiva autorizzazione del clan, mettendo in crisi il tradizionale controllo del territorio. La vittima sarebbe stata attirata in un'area isolata alla periferia di Barcellona Pozzo di Gotto con il pretesto di compiere alcuni furti e qui assassinata a colpi d'arma da fuoco. Gli autori avrebbero, poi, occultato il cadavere, che non e' stato mai ritrovato.

Infine, l'omicidio di Stefano Oteri, ucciso a colpi d'arma da fuoco la sera del 27 giugno 1998 davanti all'abitazione della sorella, a Milazzo, da killer giunti a bordo di una moto. Il delitto viene contestato a Sebastiano Pulifiato, ex agente della polizia penitenziaria, e, secondo la ricostruzione dei collaboratori, il movente sarebbe da attribuire al comportamento di Oteri che si sarebbe atteggiato a boss nella zona di Milazzo, entrando in contrasto con Pulifiato che avrebbe rappresentato, in quella zona, il gruppo criminale barcellonese.

L'operazione, spiegano gli investigatori, rappresenta "l'ulteriore progressione della manovra di contrasto che ormai da un decennio la procura peloritana e l'arma dei carabinieri stanno conducendo contro l'articolazione barcellonese, sicuramente l'espressione più rappresentativa e militarmente organizzata della mafia in provincia di Messina, tanto da vantare rapporti privilegiati con cosa nostra palermitana e catanese".

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