Nonostante fosse malato di Hiv, per anni ha continuato ad avere rapporti non protetti, tenendo nascosta la patologie e contagiando almeno quattro donne. Tra queste anche la sua ex compagna da cui tra l'altro aveva avuto un figlio, ma che adesso è morta. A indagare sulla vicenda è la procura di Messina che ha chiesto e ottenuto l'arresto dell'uomo, un messinese di 55 anni. Pesanti le accuse nei suoi confronti: omicidio e lesioni gravissime. L'uomo è stato arrestato dai carabinieri a Messina. L'inchiesta, coordinata dal procuratore della città dello Stretto, Maurizio De Lucia, è stata avviata dopo la denuncia della sorella della vittima che ha raccontato agli inquirenti della malattia della familiare e dei suoi sospetti sul cognato. L'uomo, che aveva avuto una relazione di 4 anni con la donna pur sapendo di essere malato, come si evince dai referti medici poi acquisiti, si è rifiutato di avere rapporti protetti, mettendo incinta la compagna che non ha mai avvertito della patologia di cui era affetto. La vittima solo dopo molto tempo ha scoperto di aver contratto l'Hiv. I sanitari, infatti, hanno diagnosticato la malattia a distanza di anni dai primi sintomi. Una scoperta arrivata quando ormai le cure non avevano più alcun effetto. Pur sapendo del suo stato e pur sapendo che la ex stava male, l'uomo non le ha mai confessato nulla, arrivando anzi a consigliarle di assumere integratori alimentari per risolvere i suoi problemi di salute. "Avrebbe avuto dieci anni per informarla ed inoltre era perfettamente a conoscenza che dal 2015 stava malissimo", ha raccontato la sorella della donna ai carabinieri. Sul caso, il gip di Messina scrive: "Non sfugge che l'indagato ha con particolare spregiudicatezza taciuto a tutte le sue partners la sua condizione e con allarmante pericolosità ha preteso rapporti sessuali non protetti, mettendo a rischio l'altrui salute, per il proprio soddisfacimento sessuale. Le modalità con le quali, peraltro, ha non solo taciuto il suo stato alla compagna, ma pure l'ha fuorviata consigliandole integratori, pur potendosi rappresentare le conseguenze che la propria insensata condotta avevano provocato, rende oltremodo concreto ed attuale il pericolo di recidiva". E ancora: "Le condotte contestate - scrive il gip nella misura cautelare - denotano, pertanto, una personalità criminale di assoluto rilievo, costituiscono l'indice di un pericolo di reiterazione dei reati che può, ad avviso di questo decidente, essere fronteggiata solo ed esclusivamente col carcere".