Nonostante i decreti e i divieti e nonostante il numero di casi in aumento in Sicilia, soprattutto a Messina, il controesodo non si ferma. Ieri sera una lunga fila di auto è sbarcata dalla Calabria nell'ultima corsa domenicale sullo Stretto. Un fenomeno accaduto proprio poco dopo la nuova stretta del governo contro il coronavirus che vieta gli spostamenti da un comune a un altro.
Il presidente della Regione Nello Musumeci ha subito lanciato l'allarme su Facebook: “Mi segnalano appena adesso che a Messina stanno sbarcando dalla Calabria molte persone non autorizzate. Non è possibile e non accetto che questo accada. Ho chiesto al prefetto di intervenire immediatamente. C’è un decreto del ministro delle Infrastrutture e del ministro della Salute che lo impedisce. Pretendo che quell’ordine venga rispettato e che vengano effettuati maggiori controlli alla partenza. Il governo nazionale intervenga perché noi siciliani non siamo carne da macello!”.
E mentre Musumeci da stanotte contesta duramente l'eccessivo traffico di rientro, Caronte & Tourist sottolinea che i dati ufficiali indicano in realtà un calo: sono 551 i siciliani tornati la scorsa notte nell'isola con il traghetto che collega Villa San Giovanni a Messina e 239 le auto imbarcate, mentre sabato erano state 319 per 739 passeggeri.
LA REPLICA DEL VIMINALE. «Non rispondono al vero le accuse del presidente Musumeci - mosse per di più in un momento in cui le istituzioni dovrebbero mostrarsi unite nel fronteggiare l'emergenza - secondo le quali sarebbe in atto un flusso incontrollato verso le coste siciliane, tant'è che, ieri, tutte le persone che hanno traghettato sono risultate legittimate a farlo».
Il Viminale precisa che «i transiti giornalieri per la Sicilia hanno fatto registrare una costante diminuzione dai 2.760 di venerdì 13 marzo ai 551 di ieri, domenica 22 marzo. La domenica precedente, 15 marzo, il traffico era consistito in circa il doppio di auto e quasi il triplo di passeggeri, rispettivamente 469 e 1384. In particolare, ieri, sono traghettati da Villa San Giovanni a Messina 551 viaggiatori e 239 autovetture. Tutti i viaggiatori - si sottolinea - sono stati controllati prima di salire a bordo. Dei 551 viaggiatori, 136 sono risultati appartenenti alle Forze dell’ordine che giornalmente attraversano lo stretto per motivi di lavoro; i restanti 415 sono tutti risultati appartenenti alle altre categorie legittimate ad effettuare il traghettamento». Comunque, conclude il Viminale, «nel caso in cui venga individuato un soggetto non autorizzato, questi verrà fermato e denunciato ai sensi dell’articolo 650» del Codice penale.
La reazione di Musumeci ha comunque portato subito a un potenziamento dei controlli, tanto che da questa mattina a Messina c'è anche l’Esercito impegnato nei servizi di pattugliamento su strada e di affiancamento alle forze dell’ordine. Particolare attenzione viene riservata ora agli sbarchi. Controlli da mattina a sera da parte dei militari, secondo quanto prevede una disposizione della questura di Messina, dopo che la prefettura ha disposto rimodulazione dei servizi in corso svolti dal personale militare dell’operazione «Strade sicure». L'esercito è impegnato anche nelle zone periferiche da Tremestieri fino anche alla riviera nord.
La questura intanto precisa che i controlli nello Stretto di Messina stanno proseguendo come sempre: anche ieri sera le persone transitate da Messina sono state fermate, sono state controllate le autocertificazioni e misurata loro la temperatura corporea.
La polizia assicura che ieri i controlli sono stati eseguiti seguendo la normativa nazionale vigente al momento, che oggi è cambiata ed è molto più restrittiva. Le persone che non avevano validi motivi previsti dalla legge per tornare in Sicilia ieri sono stati denunciate. Da oggi sarà potenziato il controllo e le misure saranno più restrittive. Stamattina ci sono pochissime persone agli imbarcaderi privati e pubblici.
Nei giorni scorsi sono state inasprite le limitazioni agli spostamenti nello Stretto, come ha chiarito ieri sera lo stesso Musumeci in un altro post pochi minuti dopo il primo: "Possono passare, alla luce del provvedimento nazionale, SOLO i pendolari che svolgono servizio pubblico, come sanitari, forze armate e di polizia. BASTA. Stiamo facendo sacrifici enormi e bisogna dare certezze a tutti i cittadini che questa fase è seguita con impegno".
Nell'ultimo decreto di Conte è specificato che è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.
Caricamento commenti
Commenta la notizia