Il giudice monocratico del Tribunale di Palermo, dopo un estenuante procedimento durato oltre sei anni, ha prosciolto un giovane stefanese che all’epoca dei fatti contestati, avvenuti nel maggio 2014, svolgeva l’attività di ambulante.
L’uomo, difeso dall’avvocato Lucio di Salvo, era accusato di avere pagato una corposa fornitura di oltre 5 quintali di lana, che gli sarebbe stata consegnata da una nota ditta di filati del Nord Italia, con un assegno che sarebbe poi risultato smarrito.
Nella querela, si legge, la società venditrice accusava l’ambulante di avere con artifici e raggiri indotto in errore il personale preposto, sulla solvibilità del predetto titolo, procurando a sé un ingiusto profitto, consistito nell’indebita percezione della merce e nel corrispondente danno della società venditrice.
L’imputato aveva pagato con un assegno non suo che è risultato oggetto di una denuncia di smarrimento e per questo gli è stato contestato il reato di truffa. Le risultanze delle indagini espletate hanno lasciato oscuri diversi aspetti della vicenda ed hanno fatto emergere dubbi sulla effettiva riconducibilità della condotta contestata all’imputato.
Dopo due anni di indagini ed un processo durato circa quattro anni, il Tribunale di Palermo, anche in accoglimento delle richieste dell’avvocato Lucio Di Salvo, ha pronunciato sentenza di proscioglimento nei confronti dell’imputato. Lieto fine, dunque, per la disavventura vissuta dal giovane stefanese che si è sempre dichiarato innocente.
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