Sconti di pena in appello nel processo scaturito dall’operazione «Beta», l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina che ha puntato i riflettori su una cellula di cosa nostra che aveva collegamenti con il clan Santapaola - Ercolano di Catania e che si stava radicando a Messina. La sentenza dei giudici della Corte d’Appello di Messina è uscita al termine di una lunga camera di consiglio.
I giudici hanno condannato Vincenzo Romeo a 12 anni, Biagio Grasso, imprenditore diventato collaboratore di giustizia a 5 anni. Sono stati inoltre condannati Benedetto Romeo 8 anni 3 mesi e 10 giorni, Marco Daidone 8 anni e 20 giorni, Fabio Laganà Nunzio Laganà e Giuseppe Verde 4 mesi ciascuno, Gianluca Romeo un anno e 10 mesi Antonio Rizzo due mesi, Giovanni Bevilacqua un anno 9 mesi e 10 giorni. Conferma per Lorenzo Mazzullo. I giudici hanno disposto anche sei assoluzioni.
L’accusa aveva chiesto la condanna per tutti, in particolare 14 conferme e 5 modifiche di pena. Il processo di primo grado, in abbreviato, si era chiuso con 19 condanne e 2 assoluzioni. L’indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dal magistrato Sebastiano Ardita all’epoca procuratore aggiunto a Messina , era sfociata in un blitz del luglio 2017. Nel corso delle indagini gli investigatori puntarono l’attenzione su un’associazione sovraordinata rispetto ai gruppi mafiosi operano in città e che avrebbe avuto rapporti con professionisti, imprenditori, titolari di società, funzionari pubblici.
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