Un campo boe di 8000 mq, un corridoio di avvicinamento, un’area di alaggio per natanti e perfino un servizio taxi via mare per i turisti.
La battaglia per la salvaguardia della bellezza è cominciata attorno a due delle 'perle' della Sicilia, la baia di Mazzarò e Isola Bella, nel mirino di un progetto che le mette a rischio e che è stato presentato all’assessorato regionale Territorio e ambiente dall’associazione «Taormina Mare blu».
Il 'blu' di quel mare, conosciuto in tutto il mondo, potrebbe presto sparire, affogato nel viavai di motoscafi pronti a sfrecciare in un’area di 21 ettari, che si estende su tutta la zona costiera calcarea, da Capo Taormina a Capo Castelluccio, e definita dalle autorità 'sito di interesse comunitario» di «notevole valore paesaggistico con falesie che ospitano una tipica vegetazione rupicola ricca di endemismi» e per questo diventata 'riserva naturale».
Solo sulla carta, però. Alla Regione sembrano ferme le tappe succesiva per la realizzazione concreta della riserva, e così - denunciano Wwf, legambiente e Associazione mediterranea per la Natura, che hanno presentato una opposizione formale alla richiesta di autorizzazione - la Baia di Mazzarò «è stata ed è occupata da numerose imbarcazioni, soprattutto nei mesi estivi».
La baia, inoltre, è «ricca di reperti archeologici ancora presenti nei fondali» e «l'apposizione di verricelli e altro per istituire un servizio di 'taxi sea' per i turisti ostacolerebbe la libera fruizione del mare da parte dei bagnanti».
La baia, in poche parole, sta per diventare un porto. «E' ormai improrogabile la necessità - affermano gli ambientalisti - di una riserva marina il cui progetto sembra essersi bloccato per equivoci motivi ad uno stadio cartaceo, che destini tutte le energie in campo in modo netto e inequivocabile alla tutela e l’applicazione di regole restrittive allo sfruttamento indiscriminato delle baie di Isola Bella e Mazzarò, ovvero la riserva marina orientata che si estende da Capo Taormina alla Baia delle Sirene. Questa zona, per conformazione geografica e geologica, è ideale per la tutela di specie marine e terrestri autoctone da preservare nel tempo affinchè la Sicilia non perda le caratteristiche uniche che la contraddistinguono nell’area mediterranea. Che un privato/associazione a scopo di lucro possa solo immaginare di impiantare un’attività altamente impattante in un’area protetta, la dice lunga sulla percezione che i cittadini hanno della situazione di gestione della Regione Siciliana, dove vige un tentativo di fare carta straccia di tutti i possibili piani di tutela e le limitazioni codificate».
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