La corte d'assise d'appello di Messina ha condannato a 12 anni ciascuno Mohamed Condè, Hameda Ahmed e Mahmoud Ashuia, accusati di far parte dell'organizzazione di trafficanti di uomini che gestiva il campo di prigionia a Zawyia, in Libia, dove i profughi pronti a partire per l'Italia venivano tenuti sotto sequestro e rilasciati solo dopo il pagamento di un riscatto. In primo grado avevano avuto 20 anni l'uno. Condè, detto Suarez, è originario della Guinea, Hameda e Ashuia sono egiziani. Gli imputati erano accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di persone, alla violenza sessuale, alla tortura, all'omicidio e al sequestro di persona a scopo di estorsione. Furono fermati su ordine della Dda di Palermo nell'hot spot di Messina - da qui la competenza dell'autorità giudiziaria della Città dello Stretto - dove erano stati trasferiti dopo lo sbarco sulle coste siciliane. Decine di profughi li hanno riconosciuti come i torturatori di Zawya raccontando di essere stati seviziati, picchiati nel campo di prigionia e di aver visto morire compagni. "Ci hanno colpiti con bastoni, calci di fucili, tubi di gomma, frustati, torturati con scariche elettriche" hanno raccontato dopo lo sbarco nell'agrigentino. L'inchiesta venne coordinata dal sostituto procuratore Gery Ferrara e dall'aggiunto Marzia Sabella.