Messina

Domenica 22 Dicembre 2024

Messina, clan di Giostra: al processo chiede diciassette condanne

L’accusa chiede 17 condanne nel giudizio per l’operazione «Cesare» sui nuovi assetti del clan di Giostra, che gestiva droga e corse clandestine di cavalli e al centro di un blitz dei carabinieri scattato a novembre 2020 a Messina. I pubblici ministeri Liliana Todaro e Antonella Fradà hanno chiesto al gup Fiorentino condanne che oscillano dai 2 ai 10 anni di reclusione. In particolare, sono stati chiesti per Carlo Altavilla 6 anni, Paolo Arrigo 2 anni e 4 mesi, Ivan Catanzaro 2 anni, Maurizio Fracasso 8 anni, Paolo Gatto 2 anni e 4 mila euro, Santo Giannino 2 anni e 2.500 euro, Giuseppe Irrera 10 anni, Giuseppe Longo 4 anni, Gaetano Munnia 8 anni, Maria Grazia Munnia 8 anni, Alessio Palermo 3 anni e 6 mesi, Carlo Palermo 3 anni e 6 mesi, Roberto Palermo 3 anni e 6 mesi, Natale Rigano 8 anni, Salvatore Vecchio 8 anni, Francesco Vento 8 anni, Luigi Vinci 2 anni e 2.100 euro. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina ha puntato i riflettori su un gruppo facente capo al clan Galli, individuando una rete di distribuzione di sostanze stupefacenti attiva in vari quartieri cittadini. Figura chiave, come contestano i magistrati, Giuseppe Irrera commerciante di frutta e verdura, genero di Luigi Galli, capo storico del clan da anni recluso. Il gruppo, secondo l’accusa, gestiva il business delle scommesse illecite sulle corse clandestine di cavalli che si svolgevano di notte sulle strade cittadine. Le competizioni clandestine di cavalli sarebbero state organizzate anche nel Catanese grazie ai contatti con esponenti della criminalità organizzata catanese e messinese vicina al clan Santapaola. Dopo l’accusa sono intervenuti gli avvocati di parte civile, la prossima udienza sarà dedicata ai legali della difesa. Sono impegnati nel processo gli avvocati Salvatore Silvestro, Ilaria Intelisano, Tino Celi, Antonello Scordo, Antonino De Francesco, Maria Falbo, Salvatore Carrabba, Domenico Andrè, Giuseppe Marletta, Giuseppe Rapisarda, Massimo Marchese, Giovanni Caroè e Raffaele Bonsignore.

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