A distanza di oltre un anno, il giudice dovrà decidere se archiviare l'inchiesta, come chiesto dalla procura guidata dal procuratore capo Angelo Vittorio Cavallo, sulla morte della dj torinese Viviana Parisi e del figlio Gioele di 4 anni. La 41enne e il piccolo furono trovati cadaveri nell'agosto del 2020, nella campagne di Caronia (Messina). Oggi si è svolta l'udienza in camera di consiglio davanti al Gip del tribunale di Patti Maria Eugenia Aliquò che si è riservata la decisione che comunicherà nei prossimi giorni.
Presenti all'udienza i sostituti procuratori Alessandro Lia e Federica Urban, secondo cui la donna si sarebbe uccisa lanciandosi dal traliccio ai piedi del quale è stata trovata senza vita. Sempre secondo la procura, prima di uccidersi la donna avrebbe strangolato il figlio Gioele, o quest'ultimo sarebbe morto in un incidente cadendo nelle campagne di Caronia. I consulenti della famiglie guidati da Carmelo Lavorino e i legali della famiglia Pietro Venuti e Claudio Mondello hanno però presentato le loro tesi escludendo che la donna si sia gettata dal traliccio e che abbia ucciso il figlio.
“Il Gip - afferma il criminologo Carmelo Lavorino, a capo del team dei super esperti della famiglia Mondello - ha l'obbligo di valutare la nostra confutazione ai 144 punti di conclusione della Procura ed alle 526 pagine della richiesta di archiviazione della stessa. Noi abbiamo confutato laddove ritenevamo che ci fosse da confutare: ora il Giudice giudichi. Ha l'obbligo di spiegare punto dopo punto, confutazione dopo confutazione, in cosa abbiamo eventualmente sbagliato noi e in cosa abbia eventualmente sbagliato la Procura”.
“Il Gip - prosegue Lavorino - ha l'obbligo di stabilire se Viviana si è arrampicata sul traliccio e da lì si è buttata come dice la Procura, oppure se si tratta di un'abile messinscena escogitata da una 'combinazione criminale' come diciamo noi”.
Presenti all'udienza anche gli avvocati della famiglia Mondello, Pietro Venuti e Claudio Mondello che hanno esposto la tesi dei loro esperti per i quali Viviana non si sarebbe buttata dal traliccio e non avrebbe ucciso Gioele.
"Speriamo - spiega Venuti - che emerga la verità, noi siamo certi che Viviana non si è mai arrampicata sul traliccio e non avrebbe mai toccato Gioele, siamo sicuri che il giudice valuterà in modo imparziale quanto da noi presentato in udienza. Vogliamo arrivare ad una verità perchè la famiglia, che è stata molto provata in questi mesi, ha diritto ad avere una ricostruzione dei fatti corretta e a sapere come sono veramente morti Viviana e Gioele".
Lo scorso 15 ottobre gli avvocati, ad integrazione delle istanze presentate lo scorso settembre di opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini proposte dalla procura hanno depositato nuove memorie. Si tratta di un dossier con relativi allegati nel quale vengono esplicitate le ragioni per le quali la famiglia Mondello è fermamente convinta che Viviana non abbia ucciso il bambino e non si sia suicidata quel maledetto 3 agosto 2020. Le argomentazioni a supporto di questa tesi sono esposte in 14 punti.
Una tesi che dal primo giorno non collima con quello sostenuta dalla procura, secondo la quale si sarebbe trattato di un caso di omicidio suicidio. Lo stesso Daniele Mondello nei giorni scorsi ha mostrato sulla sua pagina Facebook i vestitini che indossava il piccolo Gioele il 19 agosto quando i suoi resti furono rinvenuti all’interno del bosco di Caronia, un paio di pantaloncini e i brandelli di una magliettina. Sarà arduo stabilire realmente come sia morto il bambino di quattro anni, del quale all’obitorio sono conservate soltanto delle ossa del cranio e del femore. Si attende adesso la decisione del Gip: Daniele Mondello sostiene strenuamente: “Viviana non si è suicidata riaprite le indagini”
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