Messina

Lunedì 25 Novembre 2024

Il pestaggio mortale a Rimini, fra i tre arrestati un messinese

Fu picchiato a sangue in un albergo di Marina Centro a Rimini ed è morto dopo 9 giorni di coma. La Squadra Mobile della Questura - dietro un decreto di fermo per omicidio emesso dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli - ha bloccato tre dei quattro autori del pestaggio scatenato presumibilmente per un debito. Si tratta di due italiani, uno residente a Messina di 53 anni e l’altro di Taranto di 35, di un cittadino croato di 42, mentre è tuttora ricercato all’estero un bosniaco di 45.

Picchiato brutalmente per 20 minuti

I quattro - nel tardo pomeriggio del 3 novembre scorso in un albergo di Marina Centro - colpirono numerose volte alla testa ed al torace con calci, pugni e un bastone di metallo Antonino Di Dato, 45enne originario di Napoli, finito nel 2019 in un’inchiesta sulla nuova camorra romagnola. Mentre i due italiani controllavano che nessuno degli ospiti presenti in albergo fuggisse per allertare le forze dell’ordine, gli altri due si accanivano sulla vittima riducendola in fin di vita. Un’aggressione brutale che, stando alle testimonianze, durò per oltre 20 minuti. Uno dei due slavi con un bastone da trekking in metallo estratto dalla sacca di un turista presente nell’hall, colpi più volte alla testa Di Dato con una ferocia irrefrenabile e dopo avergli preso il portafoglio lo lasciò privo di sensi a terra. Poi i quattro, che avevano agito a volto scoperto e senza esitazioni, si allontanarono, urlando che sarebbero tornati di lì a pochi giorni per il resto fino al pagamento totale del debito di 6mila euro. La sera stessa Di Dato fu trasportato incosciente al Bufalini di Cesena, dove mattina è morto dopo 9 giorni di coma.

La vittima era stata coinvolta in un blitz antimafia

Il 45enne, originario nel Napoletano, nel 2019 era stato coinvolto in un’operazione dei carabinieri denominata ‘Hammer’, coordinata dalla Procura Antimafia di Bologna, che portò all’arresto di 10 persone per quella che fu definita una sorta di nuova camorra romagnola. Tre anni fa, quindi, fu bloccata sul nascere quella che stava diventando una guerra tra bande per il controllo del territorio riminese. Si parlò di gruppi rivali, autonomi e in ascesa, ma con legami e conoscenze con i boss Contini, Nuvoletta e Mazzarella. I nuovi clan, secondo gli investigatori dei carabinieri, potevano già contare su un’ampia disponibilità di armi da fuoco, ma gli agguati sanguinosi fino a quel momento erano stati soprattutto violenti pestaggi. Tra cui anche quello del «vecchio boss» Pio De Sisto, 63 anni, considerato legato al clan camorristico Nuvoletta. Di Dato, all’epoca dell’inchiesta Hammer, fu ritenuto un personaggio di basso profilo e finì agli arresti domiciliari.

Le indagini

Il pestaggio del 3 novembre scorso, nelle modalità e nella fredda determinazione, potrebbe condurre le indagini anche sul versante della criminalità organizzata, ma al momento non sarebbero emersi legami significativi. All’identità dei quattro assalitori gli investigatori della Squadra Mobile sono risaliti grazie alle immagini della videosorveglianza in cui si vedono distintamente i quattro avvicinarsi all’hotel e poco dopo allontanarsi con estrema calma. Fondamentale anche le testimonianze dei presenti al raid, qualcuno rimasto sotto choc per la violenza assistita. Da subito sulle tracce dei due italiani, i poliziotti dopo una serie di pedinamenti e sopralluoghi hanno bloccato simultaneamente il 53enne italiano e il complice croato a Riccione, il primo fermato fuori da un locale e l’altro in un albergo, mentre a Rimini per l’altro italiano sono scattate le manette appena è uscito da un bar. Per il bosniaco, descritto come il picchiatore più accanito, saranno invece attivate le ricerche internazionali, pare infatti che l’uomo sia fuggito all’estero subito dopo l’aggressione.

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