Diciassette anni dopo la caduta dopo essersi appoggiato alla ringhiera della scuola, la sentenza della Cassazione parla chiaro: quel "volo" fu colpa dell'istituto e del Ministero della Pubblica Istruzione. Con due ricorsi contestatissimi e ora rigettati, la suprema corte ha chiuso, probabilmente una volta per tutte, una storia iniziata nel 2004, quando uno studente, allora diciassettenne, frequentante un istituto di Milazzo (nel messinese), uscì dalla classe per un malore, un mancamento d'aria, e appoggiandosi ad una ringhiera cadde nel vuoto. Da allora una vera e propria battaglia legale condotta dalla famiglia del giovane, che nella caduta riportò delle conseguenze, con danni e lesioni, e dal Ministero, dalla scuola stessa e anche dalla città metropolitana di Messina, anch'essa coinvolta nel gudizio. In primo grado il tribunale rigettò la richiesta di risarcimento, dicendo che la responsabilità fosse stata dello studente stesso e della sua "condotta imprevedibile", visto che il giovane, si legge, "si alzò e letteralmente scappò fuori dalla classe, appoggiandosi poi alla ringhiera", e provocando la sua stessa caduta. Sentenza ribaltata in Appello, quando per lo studente e per la famiglia arrivò un risarcimento di oltre 200.000 mila, che giudicò invece responsabile le parti perchè il giovane avrebbe comunque dovuto essere "protetto" dall'istituto, in quanto affidato durante le ore scolastiche. Adesso, la Cassazione dà ragione ai ricorrenti. Il Miur e l'ente proprietario dell'edificio scolastico sono stati giudicati responsabili per la caduta nel vuoto dopo essersi appoggiato alla balaustra in seguito al malore: il primo, in difetto della prova dell'obbligo di vigilanza sullo studente; il secondo, perchè la ringhiera non ha un altezza regolamentare (ordinanza 38089/2021). Al ragazzo e alla famiglia andranno 6000 euro in tutto più le spese processuali e il 15% delle spese forfettarie sostenute.