A Vulcano, nelle Isole Eolie, nel laghetto termale famoso in tutto il mondo la società che lo gestisce ha eseguito lavori riqualificazione grazie al «silenzio assenso», ma dopo un contenzioso con il Comune, si pronuncia il Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo, sottolineando che «c’è il vincolo paesaggistico e i lavori sono vietati». A rivolgersi al Cga è stata la Geoterme, rappresentata dall’avvocato Giancarlo Scoglio, mentre il Comune di Lipari è stato assistito dagli avvocati Salvatore Leone e Luca Zaia. Il Cga ha rigettato, seppure parzialmente, l’appello proposto, per la riforma della sentenza del Tar di Catania che, relativamente alla riqualificazione dell’area termale dei fanghi, aveva sancito, in accoglimento delle difese dell’ente, che per la pratica edilizia «non potesse formarsi il silenzio-assenso considerato che le opere necessarie alla valorizzazione termale si attuano attraverso la formazione di un Piano urbanistico esecutivo (Pue) o un progetto unitario esteso all’intera zona». Il Cga ha respinto la domanda principale avanzata dalla Geoterme sul presupposto che il «silenzio-assenso non possa trovare applicazione perché l’area è soggetta a vincolo paesaggistico, e in materia paesaggistica è vietato il silenzio assenso». Geoterme ha già impugnato i provvedimenti amministrativi emessi dal Comune per il ripristino dello stato dei luoghi. Nel laghetto termale che è sotto sequestro dall’estate 2019, la ditta aveva realizzato, in forza del preteso silenzio-assenso e dunque in assenza di una esplicita autorizzazione, una recinzione lungo l’area del «mare che bolle».