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Messina, sei anni all'editore Enzo Basso per bancarotta e frode fiscale

L'editore Enzo Basso

Sei anni, 5 mesi e 10 giorni. È questa la condanna decisa dalla prima prima sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Adriana Sciglio nel processo a carico del giornalista Enzo Basso, a suo tempo editore del settimanale Centonove, finito ai domiciliari nel 2017 dopo un'indagine della Guardia di Finanza con le accuse di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale. I giudici hanno poi inflitto la pena di 2 anni e 2 mesi al commercialista Giuseppe Garufi, per l'emissione di alcune fatture. I due sono stati assistiti dagli avvocati Andrea Calderone e Carlo Mastroeni.

Il pm Francesca Bonanzinga aveva richiesto all'udienza scorsa la pena di 8 anni per Basso e di 4 anni per Garufi, per 5 casi di bancarotta e 18 casi di reati tributari. Secondo la Procura al centro della vicenda ci sarebbe la creazione nel tempo di una serie di imprese editoriali per percepire i contributi riservati al settore, evitando così il fallimento della ditta iniziale. Basso sarebbe chiamato in causa per i passaggi societari dell’Editoriale Centonove, di Centonove Press e delle altre cooperative collegate.

Basso e gli altri imputati iniziali - alcuni di loro hanno scelto a suo tempo strade processuali diverse dal rito ordinario -, avrebbero compiuto "ripetute irregolarità nella redazione dei bilanci al fine di occultarne lo stato di crisi, simulando, in tal modo, una solidità patrimoniale inesistente", che consentiva di beneficiare di ulteriori finanziamenti, poi non saldati. Si tratterebbe di otto cooperative che condividevano tutte la stessa sede o i luoghi in cui si svolgevano le principali attività. "Sistematica", secondo la Guardia di Finanza, sarebbe stata la ripetizione delle operazioni economiche compiute per trasferire verso le nuove società, di volta in volta costituite, la parte più rilevante del patrimonio aziendale.

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