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«Viadotto a rischio sulla Palermo-Messina»: a giudizio sei funzionari e dirigenti del Cas

Il viadotto Buzza

Andranno a processo il 4 maggio sei funzionari e dirigenti del Consorzio per le autostrade siciliane, indagati per il cedimento del viadotto Buzza dell’autostrada A20 Messina-Palermo che, secondo l’accusa, sarebbe stato causato dalla mancanza di manutenzione o da lavori non eseguiti a regola d’arte. Una serie di presunte omissioni da parte di dirigenti e tecnici del Cas, rinviati a giudizio dal gup durante l’udienza preliminare, e che si dovranno presentare nell’aula del tribunale di Patti.

Al processo sono stati ammessi come parti civili le associazioni dei consumatori Codacons e Codacons Sicilia, rappresentate dal legale Carmelo Sardella, che in caso di accertamento delle responsabilità è pronto a chiedere il risarcimento a favore degli automobilisti siciliani.

Il viadotto Buzza a Caronia, sequestrato a maggio 2020, secondo gli accertamenti richiesti dalla Procura di Patti, risultava potenzialmente pericoloso in quanto i basamenti superiori di calcestruzzo su cui poggia la struttura e l’asse viario risultavano fortemente fuoriusciti e disallineati rispetto ai pilastri. Uno squilibrio che avrebbe reso concretamente possibile lo scarrellamento dei singoli plinti rispetto all’appoggio, la strada, e conseguente crollo dell’intero viadotto. Ma a peggiorare la posizione dei sei funzionari del Cas, pende anche il richiamo del ministero delle Infrastrutture e Trasporti che già aveva intimato all’ente autostrade di provvedere al monitoraggio, manutenzione e se necessario anche alla chiusura del viadotto.

A questo richiamo, secondo gli inquirenti, il Cas avrebbe risposto solo con l’interdizione del traffico interrompendo l’iniziale monitoraggio che era stato avviato. Nessun altro intervento né verifica sarebbero stati effettuati in un anno e mezzo, per rendere sicuro l’asse viario e il viadotto Buzza. «Da anni - afferma l’avvocato Sardella - la nostra task force legale, deposita denunce per il cattivo stato delle nostre autostrade e le potenzialità situazioni di pericolo a cui sono esposti gli utenti che le percorrono». Il sequestro preventivo eseguito due anni fa sulla carreggiata lato mare in direzione Messina- Palermo, venne deciso dal gip Eugenio Aliquò su richiesta dei sostituti procuratori Giorgia Orlando e Federica Urban. Le indagini partirono dopo la segnalazione di un automobilista che denunciò il pericolo di dissesto, facendo scattare i controlli dei vigili del fuoco che confermarono il pericolo generato dai basamenti superiori disallineati rispetto ai pilastri . Per tale situazione la procura chiese anche una speciale consulenza tecnica, a un professore di Roma, il quale si servì anche dei droni per analizzare il viadotto.

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