Si è conclusa dopo quasi 5 ore la requisitoria del procuratore aggiunto Gaetano Paci davanti al gup Vincenza Bellini del Tribunale di Reggio Calabria nel processo a carico dell’ex sostituto della Procura di Barcellona Olindo Canali, da qualche anno giudice a Milano, accusato di corruzione in atti giudiziari e cioè di aver intascato denaro per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio. Con il magistrato è imputato il collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico. L’accusa ha richiesto la condanna alle pene finali di 4 anni per Carmelo D’Amico, con le attenuanti per la collaborazione, e a 6 anni per Olindo Canali per entrambe le contestazione con l’aggravante di mafia, compresa la riduzione per l’abbreviato. Due le ipotesi contestate dalla procura. Una riguarda l’attività che Canali svolse in relazione al primo processo per il triplice omicidio Geraci-Raimondo-Martino del 4 novembre 1993, l’altro caso di corruzione in atti giudiziari contestato, tra il 2008 e il 2009, in concorso con Rugolo, D’Amico e il boss Gullotti, vede al centro il maxi processo “Mare Nostrum” e l’indagine per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano. La parte civile è sostenuta dagli avvocati Fabio Repici, che interverrà nella prossima udienza, per la famiglia Alfano e Franco Barbera per i familiari di Giuseppe Martino. Il magistrato Olindo Canali è difeso dagli avvocati Ugo Colonna e Francesco Arata, Carmelo D’Amico dall’avvocato Antonietta Pugliese e Giuseppe Gullotti dagli avvocati Franco Bartolone e Tommaso Autru Ryolo.