Uscirà dal carcere Giovanni Sutera, il sessantenne di origine siciliana, attualmente a processo per la bancarotta del bar Curtatone di Firenze, per il momento detenuto a Sollicciano dove sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di mafia della diciassettenne Graziella Campagna, commessa di una lavanderia di Villafranca Tirrena (Messina), uccisa il 12 dicembre 1985 perché aveva scoperto da un’agenda smarrita tra gli abiti di un cliente l’identità di Gerlando Alberti, boss di mafia di cui Sutera, che si è sempre dichiarato innocente, sarebbe stato braccio destro.
A riportare la notizia il quotidiano Il Tirreno, Sutera, assistito dall’avvocato Elena Augustin, ha chiesto e ottenuto la semilibertà. L’assenso dei giudici del tribunale di sorveglianza è arrivato nei giorni scorsi, dopo un primo diniego, riporta ancora il quotidiano, risalente a oltre un anno fa. Durante la giornata il sessantenne potrà uscire dal carcere per andare a fare volontariato presso un’associazione di Firenze che fornisce assistenza agli anziani mentre la sera dovrà tornare in cella.
Dopo il via libera è stato trasferito dal carcere di Prato a quello di Sollicciano in modo da poter raggiungere più agevolmente l’associazione in cui presterà la sua opera di volontario. Giovanni Sutera in passato aveva già goduto del regime della libertà condizionale, che non prevede il rientro in carcere la sera. Gli fu sospesa nel 2018, dopo che era stato arrestato in un’inchiesta sulla gestione del bar Curtatone e su un presunto traffico internazionale di stupefacenti. L’avvocato Augustin ha deciso di chiedere la semilibertà dopo l’assoluzione del suo assistito nel processo in cui era accusato di traffico di droga. Il 5 giugno del 2020 infatti i fratelli Giovanni e Renato Sutera furono assolti «perché il fatto non sussiste» dall’imputazione di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio. L’accusa, si legge ancora, era quella di aver finanziato una coltivazione di marijuana in Spagna, che poi sarebbe stata destinata al mercato italiano.
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