La polizia e la guardia di finanza di Messina, indagando sullo sbarco di 250 migranti giunti a bordo dell’imbarcazione Peluso della guardia costiera nella mattinata lo scorso primo settembre, ha fermato tre cittadini egiziani di età compresa tra i 19 e i 21 anni, indiziati del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Alle 8.30 circa di giovedì scorso al Molo Norimberga è giunta la nave della guardia costiera con a bordo 250 migranti, provenienti da Egitto, Siria e Afghanistan. Erano stati tratti in salvo nell’ambito di una vasta operazione di soccorso e recupero coordinata dalla Capitaneria di Porto. Circa 540 persone erano state soccorse in mare aperto e poi fatte sbarcare nei porti di diverse località italiane (Messina, Catania e Roccella Jonica). Ultimate le operazioni di sbarco, la Procura della Repubblica di Messina ha coordinato le attività investigative immediatamente avviate al fine di comprendere le dinamiche del viaggio ed identificare eventuali «scafisti». Le informazioni rese da alcuni dei migranti hanno consentito di appurare come, dopo un periodo di permanenza in dei capannoni/connection house (luoghi di transito dove i migranti sono tenuti rinchiusi in attesa della traversata) sulle coste Libiche, all’alba del 27 agosto un barcone in ferro di circa 20 metri è partito alla volta dell’Italia. I migranti, sentiti dagli investigatori della squadra mobile e del Gico delle fiamme gialle, hanno riferito di avere sborsato la somma di 130.000 dinari egiziani (poco meno di 7.000 euro) per la traversata, descrivendo le attività poste in essere da alcuni soggetti che si comportavano come l’equipaggio del natante, poiché provvedevano a fornire cibo ed acqua ai migranti, mantenevano l’«ordine» a bordo e governavano l’imbarcazione permanendo nella parte superiore, andando giù in stiva – dove erano ammassate le oltre 500 persone – soltanto sporadicamente. Sulla base degli elementi raccolti, tre soggetti, tutti di nazionalità egiziana, sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e, espletate le formalità di rito, condotti presso la casa circondariale di Messina Gazzi.