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Per la Casa del Postino ora è guerra a colpi di carte bollate: alcuni documenti distrutti da un incendio

Il proprietario Pippo Cafarella con la moglie sulla terrazza della Casa del Postino

«La Casa del Postino di Salina non è abusiva». L’avvocato Francesco Rizzo, incaricato dal patron Pippo Cafarella, risponde al dirigente del Comune di Malfa Bartolo Profilio: «Si annulli il provvedimento e si dichiari l’immobile bene di interesse pubblico».

Sulla casa rosa divenuta famosa in tutto il mondo per il film con Massimo Troisi, Philippe Noiret e l’attrice messinese Maria Grazia Cucinotta, si infiamma lo scontro tra il Comune e il proprietario. La vicenda diventa un caso giuridico e sullo sfondo spuntano anche dei documenti bruciari in un incendio. Il legale ha scritto dopo che il tecnico comunale, a seguito della richiesta del proprietario, ha avviato un procedimento comunicando il motivo «ostativo», ovvero l’abusivismo in parte dell’immobile situato a Pollara. Per la difesa del proprietario la mappa catastale cui fa riferimento il Comune, del 1953, è errata: l'immobile era già esistente nella volumetria attuale, ma non venne rilevato probabilmente perché allora di interesse prevalentemente rurale.

La spiegazione in effetti è molto articolata. «Sulla base della concessione edilizia n. 289/1985 – ha puntualizzato l’avvocato - riferibile a meri lavori di restauro all’interno della volumetria, sidesume che alla data della concessione non vi sia stata alcuna modifica rispetto alla volumetria dell’immobile. La foto aerea della zona fornita dall’Istituto geografico militare risalente al 1954, conferma che la consistenza del fabbricato risulta essere effettivamente coerente con quanto riportato nelle mappe catastali. Si ritiene che il foglio di mappa del 1953 è inesatto in quanto non riporta le aree dell’edificio all’epoca, probabilmente trascurate, essendo rudere usato principalmente per la coltivazione e successivamente ristrutturato. Nel progetto per la ristrutturazione e il restauro conservativo del fabbricato esistente del 1982 la planimetria riguardante lo stato attuale (dell’epoca) del fabbricato è conforme alle dimensioni attuali dell’edificio. Il progetto del 1982 venne redatto a seguito di denuncia, pertanto, ne conseguì accertamento da parte di carabinieri e tecnici del comune che già avevano verificato le dimensioni dell’edificio. Il verbale di accertamento opere del 1990 riscontra alcune minori difformità, ma descrive stanze come quelle attuali e non vi si può rintracciare alcun riferimento ad ampliamento dell’edificio».

E ancora, «riguardo alle tettoie contestate nel 2012, il lavoro per sanarle è quasi ultimato, pertanto, breve tutto sarà nello stato di fatto di quanto prescritto in merito e la pratica ultimata. I vari sopralluoghi effettuati nel tempo dalle autorità competenti a seguito di denunce dovrebbero aver già evidenziato un eventuale ampliamento abusivo, nel caso in cui esistesse. Le prove che è possibile presentare riguardo all’integrità dell’edificio nel tempo sono ridotte, in quanto anni fa, a seguito di effrazione da parte di ignoti, documenti e fotografie di Giuseppe Cafarella vennero bruciati in casa sua mentre era assente, evento regolarmente denunciato alle forze dell’ordine».

L'avvocato Rizzo ha studiato ogni dettaglio «La casa – sottolinea – risulta accatastata per la sua attuale dimensione e forma due volte, dall’epoca del progetto dell’82. L’immagine ritraente una persona che si arrampica è stata scattata presso la casa in questione intorno al 1966, come si evince dalla giovane età nello scatto della persona ad oggi settantunenne, la struttura dell’edificio appare già identica a quella attuale. Nell’immagine d’epoca della casa ripresa dall’alto si può osservare l’assenza di vegetazione attualmente presente, in particolare un pino adesso maestoso (oltre 50 anni di età della pianta), presente sulla destra della casa e all’epoca dello scatto non ancora nato». Per Rizzo, «la struttura dell’edificio è identica a quella attuale. Si può osservare quanto la vegetazione sia cresciuta e pertanto sia passato molto tempo confrontandola con l’immagine con inquadratura simile ma di periodo recente». L’avvocato conclude dicendo che la Casa del Postino «per il proprietario è a tutti gli effetti un’opera d’arte e tale venne riconosciuta all’epoca del film e continua ad essere considerata da migliaia di persone costruita in chiaro stile eoliano e ristrutturata sempre fedelmente affinché si fonda con l’ambiente naturale e l’architettura locale».

Da qui la richiesta di rivedere il provvedimento. «L’annullamento in autotutela può essere assunto, ai sensi della legge 241/1990, entro un termine ragionevole e comunque non superiore a diciotto mesi dall’adozione del provvedimento amministrativo. Nel caso di specie, non può ritenersi sussistente il predetto presupposto normativo in quanto il provvedimento oggetto dell’annullamento risale al 1985».

 

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