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Lo Stromboli concede una pausa, il vulcanologo: «Se si addormenta c'è da preoccuparsi»

Maurizio Ripepe (foto notiziarioeolie.it)

A Stromboli, continuano le esplosioni ma si riduce l'emissione di lava. Lo ha verificato l’Ingv di Catania. Ma il vulcanologo Maurizio Ripepe tiene alta l'attenzione: “C’è da preoccuparsi quando i vulcani dormono…”.

L'Ingv, Osservatorio Etneo, ha rilevato “una continua attività stromboliana nel settore nord della terrazza craterica, ed una forte regressione dell’attività effusiva”. Dal punto di vista sismico, l’ampiezza media del tremore vulcanico non ha mostrato variazioni, mantenendosi sempre, fino a tuttora, nell’intervallo dei valori medi. Le deformazioni del suolo i segnali delle reti Tilt e GNSS non hanno evidenziato variazioni significative".

Lo scienziato Maurizio Ripepe è  il responsabile del Laboratorio di Geofisica Sperimentale che si occupa di sismologia, acustica infrasonica, radiazione termica e analisi immagini da satellite. Tutti problemi legati alla dinamica esplosiva dei vulcani attivi attraverso l’uso di tecniche integrate geofisiche e deformazione del suolo. Già membro della Commissione Grandi Rischi, sezione Vulcanica, della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Lo Stromboli continua a fare quello che deve fare, liberare gas in maniera esplosiva. Non sappiamo – prosegue - perché lo fa. Non esiste, un vulcano simile, in nessuna parte del mondo. Lo controlliamo con tanti strumenti telecamere e sensori sotto terra e in mare a 50 metri di profondità per studiare il vulcano che genera anche onde di tsunami. In questo momento ha voglia di continuare di divertirsi ma si può dire che è ritornato nella normalità. Stromboli è attivo. Se lo Stromboli tace c’è da preoccuparsi. Il fenomeno è unico. E’ il vulcano che ci adotta. Un certificato di adozione per tutti. Come questo ce ne sono pochi, nella Nuova Caledonia c’è il vulcano Yasur ma per arrivarci serve un giorno di volo e poi la nave. Stromboli è a due passi da casa”. “Su Stromboli - evidenzia il ricercatore - ci sono tante leggende. Alcune si sentono sull’isola . Il faro già nell’antichità, la prima cosa che si vede in cima. I vecchi ci hanno fatto scoprire che quando cambia il tempo si sente il vulcano. Abbiamo studiato il suono le onde di pressione, il suono come battito cardiaco un colpo ogni due secondi. Non lo sentiamo non è udibile. Come il nostro cuore. Servono strumenti. I pericoli a vista si notano poco. Gli strumenti ci dicono se il vulcano sta cambiando con emissioni di gas di terzo tipo co2, aumenta anche il ritmo, la violenza e poi noi mescoliamo e tiriamo fuori la ricetta”.

“Noi esportiamo nel mondo tutto questo - puntualizza - studiando anche le onde acustiche. Grazie allo Stromboli. Un vulcano patrimonio unico e utile per studiare. Il vulcano si gonfia sempre 10 minuti prima dell’esplosione. Lo fanno tutti i vulcani. Dobbiamo studiarlo quando si gonfia in ogni esplosione, spinge sulle pareti impiega più tempo a gonfiarsi. Come un palloncino. Tutti chiedono la rotta dei vulcani: Etna-Vulcano-Stromboli-Marsili-Vesuvio tutti uniti da canalone di comunicazione? E io rispondo: no viviamo sullo stesso pianeta. Non c’è un vero canale. Non ci sono motivazioni comuni per avere questi vulcani vicini. Motivazioni per la dinamica interna della terra. La motivazione parte dalla Calabria che sprofonda verso il Tirreno e lo sprofondamento ha generato le Eolie, i terremoti e i vulcani. Il nesso geografico esiste in tutto il mondo”.

“L’ultimo - spiega - potrebbe essere un legame. Verificato con le onde sismiche che agitano i serbatoi come una bottiglia di spumante smossa.  Provato il rilascio di gas su vulcani propenso a d esplodere. Anche i vulcani inattivi potrebbero attivarsi. Sumatra ha innescato attività sul pianeta aumentando del 300%. E chiedono anche fra Stromboli e Vulcano fratellanza o cuginanza o comparato? Direi cuginanza. Il mistero della vita in mezzo ai vulcani è abbastanza spiegato bene con i circa 7 miliardi di persone. Quasi un miliardo vive a meno di 100 chilometri dai vulcani per la fertilità del terreno. In fondo sono posti fertili. Ed è il cratere che si avvicina ma da studi recenti è anche il contrario. E potrebbe anche esserci connessione fra ultimo terremoto ed esplosione. I pericoli ricordo arrivano dal mare e dal cratere”. "Arrivano dall’alto - sottolinea  Ripepe - dal mare, sempre meglio stare lontano. Il pericolo dalla quantità di cenere che arriva abbassando la temperatura, che porta la carestia. I vulcani sono un pericolo ma sono anche l’origine della terra. Servono i vulcani e anche le zanzare".

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