Le fiamme gialle di Messina, nell'ambito del blitz che ha portato a 54 arresti (48 dei quali in carcere) ed alla scoperta di un'organizzazione che si riforniva di droga prevalentemente in Calabria, ma anche nel quartiere San Cristoforo di Catania, hanno individuato una capillare rete di pusher e intermediari, responsabili della gestione operativa del narcotraffico a Messina, dalla consegna al dettaglio ai singoli clienti, sino alle forniture più significative.
La base operativa dell’associazione era collocata all’interno di un vicolo cieco del quartiere Giostra, così da poter costantemente monitorare qualsiasi tipo di accesso. Al medesimo fine, con l’obiettivo di tutelare l’illecito traffico, il gruppo investigato è risultato utilizzare, quale luogo di occultamento di armi e stupefacenti, una baracca abbandonata. In altri termini, un sodalizio criminale dinamico e strutturato, in grado persino di contrattare con organizzazioni calabresi l’acquisto di armi da guerra, come fucili mitragliatori del tipo Uzi, dotati di silenziatore. Il giudice, nella valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari, sottolinea come il traffico di stupefacenti oggetto d’indagine sia caratterizzato da «tratti di inquietante sistematicità e pianificazione», definendolo, senza alcuna iperbole, come di tipo «imprenditoriale».
Sotto il profilo economico-finanziario è stata documentata la disponibilità di beni mobili ed immobili in misura sproporzionata al reddito lecitamente dichiarato ed al tenore di vita sostenuto. Da qui il disposto ed eseguito sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di mezzo milione di euro. Inoltre, è emerso che 17 soggetti, dei 61 sottoposti a misure cautelari, risultassero percettori o beneficiari di reddito di cittadinanza.
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