La famiglia di Pietro Nicola Mazzagatti, boss mafioso all’ergastolo e al 41 bis gestiva, sulle base delle indicazioni del detenuto, una rete di imprese che erano state confiscate: dalle prime ore di oggi la Direzione investigativa antimafia sta eseguendo nel territorio della provincia di Messina un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale peloritano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di sei componenti il nucleo familiare di un esponente del clan mafioso dei «barcellonesi», indagati del reato di intestazione fittizia aggravata dal metodo mafioso.
Moglie e figlio del boss sono stati messi agli arresti domiciliari, mentre alla figlia, alla nuora e al padre sono stati imposti gli obblighi di presentazione. A loro gli investigatori sono arrivati, spiega la Dia, analizzando la documentazione amministrativa e dei flussi finanziari delle imprese: ne è emersa una strategia, coordinata dal boss, che era riuscita a radunare le imprese in confisca a un terzo soggetto prestanome. Il boss, spiegano gli investigatori, dava «puntuali indicazioni ai propri familiari in merito al personale da assumere ed ai ruoli da svolgere, all’individuazione dei fornitori, ai rapporti con la clientela ed alla cura dei locali adibiti a sala ricevimento, giungendo persino ad interloquire sui compensi dei dipendenti. La costituzione ad hoc di una società pulita, ha consentito ai familiari» del mafioso «di rientrare nel pieno possesso delle imprese».
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