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Migranti morirono nella stiva di una barca arrivata poi a Messina: arrestati 4 egiziani

Lo sbarco del 24 luglio 2022, a Messina

La guardia di finanza e la polizia hanno eseguito a Messina un’ordinanza custodia in carcere nei confronti di quattro cittadini egiziani indagati, in concorso tra loro, per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante di aver sottoposto i migranti a «trattamento inumano e degradante», e omicidio aggravato dall’aver agito con crudeltà per aver rinchiuso i migranti all’interno della stiva dell’imbarcazione, privandoli di cibo e di acqua ed esponendoli a temperature elevate tanto da provocare la morte di cinque cittadini extracomunitari.

I fatti risalgono al 24 luglio dello scorso anno, giorno in cui due motovedette della guardia costiera giunsero al porto di Messina con a bordo 5 cadaveri e 179 migranti soccorsi. Le informazioni rese da alcuni migranti consentirono di appurare - dicono gli investigatori - come, dopo circa un mese di permanenza in una connection house sulle coste libiche ed il pagamento di circa 3000 euro ciascuno per il viaggio, il peschereccio carico di persone fosse partito alla volta dell’Italia nella serata di martedì 19 luglio. I migranti hanno raccontato di violenze subite a bordo, di percosse con bastoni o cinghie, di razionamenti estremi dell’acqua da bere ed hanno descritto la morte di alcuni compagni di viaggio a causa del caldo e della disidratazione. Sulla base degli elementi raccolti nell’immediatezza dei fatti, cinque persone, tutti di nazionalità egiziana, furono sottoposte a fermo.

I magistrati della Procura di Messina hanno successivamente inoltrato al giudice per le indagini preliminari la richiesta di misura cautelare in carcere per quattro dei cinque scafisti allora sottoposti a fermo e adesso accusati ora anche di omicidio aggravato dall’aver agito con crudeltà verso le persone.

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