La concessione delle attenuanti generiche, lasciando ai giudici la valutazione del «quantum». È la richiesta avanzata dalla Procura generale alla Corte d’assise d’appello di Messina a conclusione della requisitoria del processo ad Antonio De Pace accusato dell’omicidio della fidanzata Lorena Quaranta, la studentessa di Medicina di Favara, uccisa in una villetta di Furci Siculo in pieno lock down. In primo grado l’imputato è stato condannato all’ergastolo. La scelta della Procura generale non è condivisa dalla famiglia della vittima: «Le motivazioni della sentenza della Corte d’assise sono ineccepibili - osserva il loro legale, l'avvocato Giuseppe Barba -, per noi non c'è spazio per non confermare l’ergastolo». Lorena si stava laureando in medicina all’università di Messina. È stata strangolata nell’abitazione della coppia, a Furci Siculo, la notte del 31 marzo del 2020. De Pace, originario del Vibonese, non ha ammesso l’omicidio. A ottobre del 2020 l’ateneo ha poi proclamato la ragazza dottoressa in Medicina e Chirurgia, con la votazione di 110 e lode. Prossima udienza del processo il 28 giugno con le conclusioni delle parti civili e, a seguire, l’arringa della difesa.