Messina

Domenica 24 Novembre 2024

Il detenuto fuggito da Barcellona Pozzo di Gotto, il Sappe: «Una evasione annunciata»

Dopo la clamorosa evasione di un detenuto, ieri pomeriggio, dal carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, è vibrante la protesta del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, che torna a parlare di «evasione annunciata». «Adesso è prioritario catturare l’evaso - denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe - ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria». «Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario: i vari governi e capi dipartimento che si sono alternati negli anni - denuncia il leader nazionale del Sappe, - anziché adottare provvedimenti che garantissero ordine e sicurezza nelle carceri hanno dato corso ad una riforma penitenziaria che ha minato proprio la natura stessa di pena e carcere, affidando il carcere ai detenuti e depotenziando anche il ruolo della polizia penitenziaria». «Il Sappe - continua il segretario - denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i sistemi antintrusione e anti scavalcamento che spesso non funzionano». Dalle prime ricostruzioni, l’uomo (milanese) si sarebbe calato dalle mura con una rudimentale corda creata con delle lenzuola. «Sono già in corso le operazioni di polizia per assicurare la cattura dell’evaso, che spero venga preso quanto prima. Ma questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della polizia penitenziaria, che ha 7 mila agenti in meno», prosegue. Capece si rivolge in particolare al capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo: «Al Capo Dap Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il Sappe per affrontare i temi della gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato». «Per questo - prosegue la nota -, il primo sindacato della polizia penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: «perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo».

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