Non sarà disposta l’autopsia sul corpo di Vincenzo Franchina, il trentaseienne della provincia di Messina, che ha perso la vita nella strage sul lavoro di Suviana lo scorso 9 aprile. Nessun esame autoptico nemmeno sul corpo delle altre sei vittime alla centrale idroelettrica di Bargi dove si è concluso il recupero di tutte le vittime. La mancata autopsia accelera i tempi per il rientro della salma di Franchina a Sinagra, dove si terranno i funerali. Il sindaco Antonino Musca ha annunciato il lutto cittadino. Franchina aveva lasciato Sinagra,per trovare un futuro lavorativo più stabile. Aveva frequentato l'istituto Torricelli di Sant'Agata di Militello e adesso viveva a Genova con la moglie e il bambino. Ogni giorno si recava a lavoro, felice del presente e progettando un futuro per se e la sua famiglia ancora migliore. La centrale ieri ha restituito la settima vittima e ora i familiari di Vincenzo Garzillo possono piangere il consulente di 68 anni, in pensione da un anno dopo una vita trascorsa all’Enel, l’unico disperso che ieri i soccorritori non erano ancora riusciti a estrarre dalla tomba di fuoco, macerie e acqua in cui si è trasformato l’impianto idroelettrico di Bargi martedì pomeriggio. Vincenzo lo hanno trovato vicino alla turbina, al piano meno 9. Era alla sua postazione di lavoro, come al suo posto è stato trovato Alessandro D’Andrea, 37 anni, dipendente Voith ieri. Sul suo corpo c'erano alcuni segni di bruciatura. Allo stesso piano erano stati trovati in precedenza Adriano Scandellari, 57enne lavoratore di Enel Green Power, e Paolo Casiraghi, 59enne tecnico della Abb. La loro postazione però era al piano meno 8. Un’ipotesi è che i lavoratori avessero tentato di fuggire, ma non è l’unica. È possibile che Scandellari e Casiraghi siano stati sbalzati dall’ottavo al nono piano, attraverso il pozzo di aspirazione. O che, accortisi che qualcosa non andava, siano scesi ad avvertire i colleghi. Risposte che, forse, potranno arrivare dagli accertamenti e dalle perizie che verranno disposti dai magistrati per fare luce sulle cause della strage. A Suviana c'è dunque un punto fermo, con le ricerche che si sono concluse. Il bilancio della strage alla centrale è di 15 persone coinvolte: sette morti, sette feriti (di cui cinque ricoverati, uno dei quali già dimesso) e un illeso. Tre ricoverati sono in condizioni critiche: Stefano Bellanova, 54 anni, è in rianimazione in prognosi riservata all’ospedale Maggiore di Parma, con ustioni, il 42enne ricoverato al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena è stazionario, sedato e intubato mentre Sandro Busetto, 59 anni, è ricoverato a Pisa al reparto Grandi ustioni. Fuori pericolo di vita il 35enne Jonathan Andrisano, al Sant'Orsola di Bologna. Resta da capire cosa sia successo martedì poco prima delle 15. Probabilmente l’esplosione è partita dall’alternatore all’ottavo piano e non dalla turbina al nono. Buio pesto sul motivo. «Ci sono tante possibili cause, non lo sappiamo», ha detto l’ad di Enel Green Power Salvatore Bernabei. Le componenti in collaudo erano state costruite e installate da aziende esterne, ma che ci sia stato un malfunzionamento, disattenzione o altro, sarà l’inchiesta a stabilirlo. In aiuto potrà venire il sistema Scada (Supervisory control and data acquisition), una sorta di scatola nera delle centrali elettriche. Nell’impianto di Bargi, ha spiegato Bernabei, si trovava ai piani superiori ed è stato acquisito dall’autorità giudiziaria: se il sistema avrà registrato qualcosa, ha detto l’ad, «quell'analisi potrà essere utile per capire le cause, perché altrimenti attualmente non è davvero possibile capire che cos'è successo». Bernabei si è poi commosso ricordando l’impegno di tutti i soccorritori. A partire da Simone De Angelis, il capo centrale: "Ha visto subito alcuni deceduti che conosceva, persone con cui lavorava tutti i giorni, per tre giorni è stato coi sommozzatori guidando le operazioni di soccorso». Poi, «appena trovato il quarto disperso ha avuto un mancamento ed è stato portato via dall’ambulanza». Terminati i soccorsi, sul lago di Suviana è stata avviata la fase due, quella che il direttore delle emergenze della Protezione Civile Luigi D’Angelo definisce «di recovery di tutta la struttura": in sostanza andrà svuotata l’intera centrale dall’acqua, che dal piano -9 ha ormai invaso anche il -7, mandando al massimo della potenza le pompe idrovore. Poi scatterà la messa in sicurezza, visto che ci sono danni anche ai piani superiori. Infine si procederà con le perizie. A 72 ore dall’esplosione la cittadella nata tra la centrale e al ristorante 'La spiaggettà, campo base degli oltre 200 soccorritori e di decine di cronisti, si è svuotata. Resta una quindicina di pompieri, rispetto ai 100 del primo giorno e ai 60 del secondo e del terzo. Qualche gommone prende ancora il largo. Su un muretto davanti al cancello della centrale c'è un cartello disegnato dagli studenti di Porretta: '"Vicini con i nostri cuori».