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Il cartone per la frattura a Patti, i legali della dottoressa: «Attaccata la sua immagine, è un capro espiatorio»

Gli avvocati: «Processo mediatico senza contraddittorio. Il sistema sanitario nella zona tirrenica messinese è all’osso»

L'ospedale Barone Romeo di Patti

«Non appare accettabile che pervengano alla stampa indicazioni sui temi trattati in sede di confronto ispettivo, con riferimenti precisi a dati medici e diagnostici in mancanza di qualsivoglia contraddittorio. Vengono divulgate notizie che per la loro specificità non possono che provenire dagli organi ispettivi mentre le deduzioni e le corrette indicazioni della professionista sono relegate in contesto minimale e secondario». Lo dicono gli avvocati Giovanni Tortora e Tindaro Giusto, legali della dottoressa Maria Giovanna Barbitta, che, una settimana fa, ha immobilizzato la gamba fratturata di un paziente, il trentenne Elia Natoli (qui il suo racconto), con il cartone. Secondo la professionista, i presidi monouso nel deposito del nosocomio di Patti, in provincia di Messina, non c’erano. Ieri il medico è stato sentito dagli ispettori della Regione. La commissione ispettiva regionale contesta però che stecche bende in dotazione per i pazienti interni c'erano.

Secondo i legali della dottoressa, «occorre riportare il confronto nei canoni e nei termini di paritario e corretto sviluppo. Il modo in cui i fatti sono stati riportati dopo la visita ispettiva regionale sono un deliberato attacco a danno dell’immagine e della professionalità della nostra assistita».

Poi gli avvocati allargano il tiro. «Ci troviamo - aggiungono infatti - dinanzi al tentativo di improntare un vero e proprio processo mediatico finalizzato probabilmente a coprire precise responsabilità politiche a scapito di un professionista che ha operato in un contesto la cui precarietà e nota a tutti. Sorprende che organi politici regionale e le strutture dirigenziali della sanità regionale e provinciale scoprano oggi che il pronto soccorso di Patti abbia criticità trascurate per anni. Il caso odierno è dato di cronaca ma non ha certamente prodotto né può essere catalogato in uno dei tanti casi di malasanità a cui i cittadini siciliani sono purtroppo abituati. Qui il medico - sottoolineano i legali - ha affrontato e risolto in emergenza il problema. Cosa si potesse fare in alternativa o se fosse possibile seguire altra via è argomento che meriterà un approfondimento ma non consentiremo che ciò avvenga attraverso un processo mediatico in cui la politica tenta di scaricare le proprie responsabilità». E la conclusione è una conseguenza di quanto già affermato. «Non permetteremo - proseguono i due legali - che la dottoressa diventi il capro espiatorio, l’anello debole da colpire: il sistema sanitario della zona tirrenica messinese è ridotto all’osso, affetto da totali carenze strutturali, di personale».

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