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Salina, due ricercatori con una ventina di lucertole bloccati su uno scoglio: salvati dalla guardia costiera

Bloccati da mare mosso a Salina, elicottero decollato da Catania

L'equipaggio dell'elicottero Nemo 11-08, della base Aeromobili della Guardia Costiera di Catania, ha soccorso e messo in salvo due ricercatori e una ventina di lucertole che erano rimasti bloccati sullo scoglio Faraglione dell'isola di Salina. I due biologi, una donna di 31 e un uomo di 24, sono impegnati in un progetto di ripopolamento di specie autoctone di lucertole delle Isole Eolie e si erano recati con delle canoe sullo scoglio Faraglione per le loro ricerche. L'improvviso peggioramento delle condizioni meteo marine ha reso impossibile il loro rientro con i mezzi da disposizione. CircoMare Lipari, che ha coordinato il soccorso, ha fatto intervenire l'elicottero Nemo 11-08 della Guardia costiera di Catania che recuperato i due biologi, che sono stati poi trasportati all'ospedale di Lipari per verificare le loro condizioni di salute, e una ventina di lucertole ANSA/Guardia Costiera ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ NPK

L’equipaggio dell’elicottero Nemo 11-08, della base Aeromobili della guardia costiera di Catania, ha soccorso e messo in salvo nella tarda serata di ieri due ricercatori e una ventina di lucertole che erano rimasti bloccati sullo scoglio Faraglione dell’isola di Salina. I due biologi, una donna di 31 e un uomo di 24, sono impegnati in un progetto di ripopolamento di specie autoctone di lucertole delle Isole Eolie e si erano recati con delle canoe sullo scoglio Faraglione per eseguire loro ricerche finalizzate al ripopolamento di uno dei rettili a maggior rischio di estinzione in Europa.

L’improvviso peggioramento delle condizioni meteo ha reso impossibile il loro rientro con i mezzi che avevano a disposizione ed è scattato il piano di soccorso. CircoMare Lipari, che ha coordinato il loro recupero, ha fatto intervenire l’elicottero Nemo 11-08 della Guardia costiera di Catania che ha recuperato i due biologi, che sono stati poi trasportati all’ospedale di Lipari, e una ventina di lucertole, che torneranno presto sull’isola, da dove sono state soppiantate da quella campestre, la Podarcis siculus, per tentare di ricolonizzarla.

«Il tempo è cambiato all’improvviso - racconta all’Ansa il luogotenente Francesco Persiani che era a bordo del Nemo 11-08 della guardia costiera di Catania - la motovedetta non riusciva ad avvicinarsi al Faraglione e quindi hanno autorizzato il nostro decollo. Abbiamo operato in assetto da volo notturno. Siamo arrivati sul posto interno alle 23. I due ricercatori erano sulla cima del Faraglione, a circa 35 metri d’altezza sul livello del mare. E’ stato, come sempre, un lavoro di squadra. Li abbiamo recuperati con il verricello: prima uno, poi l’altro. Uno di loro dentro uno zaino aveva una ventina di lucertole. I due ricercatori spaventati e felici di essere a bordo dove un nostro medico li ha visitati prima di portarli all’ospedale di Lipari. Erano impauriti, ma stavano bene».

Nell’arcipelago è attivo il progetto Eolizard per la conservazione della lucertola delle Eolie, uno tra i rettili a maggior rischio di estinzione del Vecchio Continente. Avviato nel 2023 per cinque anni, è finanziato dal programma Life dell’Unione Europea, con l’obiettivo di tutelare le popolazioni relitte di questa specie e a garantirne la sopravvivenza nel lungo termine attraverso «la creazione di un santuario all’interno dell’arcipelago eoliano dove saranno reintrodotte nuove popolazioni allevate in cattività «. La lucertola delle Eolie negli ultimi decenni ha dovuto affrontare una sempre maggiore antropizzazione dell’habitat dovuta al crescente turismo. A oggi, la lucertola delle Eolie, un tempo verosimilmente distribuita su tutte le sette isole Eolie, sopravvive in tre isolotti di ridottissime dimensioni (Scoglio Faraglione, Strombolicchio e La Canna) e un piccolo promontorio sull’isola di Vulcano (Capo Grosso). Il progetto ha un partenariato scientifico variegato di cui fanno parte, tra gli altri, le università Roma Tre e dell’Aquila, il Cnr, la Fondazione Bioparco di Roma e il Comune di Malfa.

 

 

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