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Naso ospita le opere di Tano Santoro, mostra con dipinti e acqueforti

Tano Santoro

Sarà inaugurata domani alle 19 a Naso, nei locali ristrutturati della pinacoteca comunale dello storico Palazzo che fu Residenza Municipale sin dal lontano 1645, la mostra permanente di pittura dedicata all’artista contemporaneo Tano Santoro, organizzata dell’amministrazione comunale.

Troveranno così definitivamente posto dipinti, acqueforti, matite, acquetinte e tele di un ecclettico artista, un pittore e incisore che ha creduto nell’arte e nella cultura quale via da percorrere per raggiungere traguardi di civiltà.

Nato a Naso nel 1940, Tano Santoro, primo di cinque figli e dotato di una innata curiosità per l'arte e il colore, nel 1960 si trasferì a Milano, dove tutt’ora vive e lavora, iniziando a dipingere sotto la guida di noti pittori figurativi milanesi, perfezionandosi nel disegno e in particolar modo nell’incisione. Sviluppa le prime esperienze artistiche con Saro Mirabella, Armando Pizzinato, Giuseppe Scalvini e per l’incisione con Tono Zancanaro. Nello studio di Giuseppe Motti svolge un lungo periodo di confronto e di ricerca pittorica.

Tano Santoro non è minimamente un pittore e incisore illustrativo, piuttosto un costruttore di forme con una grande sensibilità amorosa e ansiosa per il destino dell’essere umano, dando come l’impressione di stare tra pittura e scultura.
Il suo lavoro è di studio, di atelier.

Questa permanente di pittura propone una selezione delle sue «visioni» artistiche, tele di grande formato (almeno 2 metri) e bozzetti, tutti senza titolo: «una trama di segni e di luci che hanno modificato profondamente, pur senza tradirlo, la sua nozione di realismo».

«L’inaugurazione di martedì 28 agosto vuole essere il nostro omaggio ad un caro amico ed artista di grande livello, a cui abbiamo sempre guardato con grande orgoglio e fierezza, in ragione dei brillanti risultati conseguiti nel corso della sua carriera artistica» - queste le parole del Sindaco Daniele Letizia -, il quale ha continuato affermando che «Tano Santoro fa illustre la sicilianità».

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