Messina

Lunedì 23 Dicembre 2024

Il messinese Alessandro Presti premiato come miglior talento del jazz in Italia

Un siciliano è il miglior nuovo talento del jazz italiano. E' un trombettista, si chiama Alessandro Presti e ha il Top Jazz 2022 nella categoria Nuovo Talento Italiano, a pari merito con Mariasole De Pascali. Il Top Jazz è il referendum della critica indetto dalla storica rivista Musica Jazz, uno dei più importanti in assoluto. E’ un riconoscimento importante per il musicista siciliano che giunge dopo la pubblicazione del secondo album Intermezzo, uscito a primavera dello scorso anno per 800/A Records, disco in cui sono sintetizzate l’evoluzione artistica e l’ampliamento costante dei propri orizzonti avvenuto negli ultimi anni: da talentuoso trombettista/polistrumentista della nuova generazione jazz italiana ad autore e arrangiatore anche per il pop, fino a questa importante prova discografica da compositore e leader di un quintetto di eccellenza assoluta. Partito da Spadafora e poi Motta d'Affermo, in provincia di Messina, a 34 anni, Presti è diventato senza dubbio uno dei migliori trombettisti in Italia. Non è più soltanto un "ragazzo prodigio", come era considerato tempo fa, ma è diventato una grande certezza nel panorama nazionale e internazionale. Il suo nuovo lavoro, "Intermezzo", lo dimostra in pieno. Chi lo ha conosciuto fin da bambino, però, non può fare a meno di ricordare le sue straordinarie perfomance sui palchi di tutta la Sicilia, a suonare con la banda, nei concerti, insieme con il padre e il fratello Gaetano. Ne è passata di strada. "Intermezzo è un viaggio, il mio ma non solo - dice Alessandro -. Dal centro del Mediterraneo, otto nuove visioni, nuovi percorsi e sonorità. Con me, in questo viaggio, persone straordinarie che hanno accolto ed interpretato magistralmente gli otto brani, ognuno con la propria sensibilità: agli strumenti Daniele Tittarelli, Alessandro Lanzoni, Gabriele Evangelista, Enrico Morello, alla produzione Fabio Rizzo 800A Records, Francesco Cammalleri, all’interpretazione grafica Tomo e Rori Palazzo (Foto copertina)". Intermezzo insomma come momento di sospensione, nella vita e nel percorso artistico di Alessandro Presti, che condensa in questo disco la propria evoluzione e l’ampliamento costante dei propri orizzonti avvenuto negli ultimi anni: da talentuoso trombettista/polistrumentista della nuova generazione jazz italiana ad autore e arrangiatore anche per il pop, fino a questa importante prova discografica da compositore e leader di un quintetto di eccellenza assoluta. Otto tracce dal centro del nuovo Mediterraneo, gli scorci di Pantelleria a ispirare la musica, gli spazi, i cambi di passo e di direzione come cambi di vento su un’isola attraversata/circondata dalle correnti liriche che soffiano sulla composizione, sulla consapevolezza timbrica, sulla visione ad ampio spettro di Presti. "Rientrato a Palermo dopo la registrazione del disco, ho ascoltato tante volte Intermezzo. Dopo questo periodo iniziale post registrazione, non ho ascoltato il disco per almeno 6 mesi. A distanza di un anno dalla composizione di questo disco ne sto capendo il significato", dice Presti. "Con Grandangolo, ad esempio, che è la prima traccia del disco, ricordo perfettamente la sensazione di libertà che ho provato nel comporlo. Forse sono riuscito a mettermi a nudo nella scrittura, ed era quello che volevo. E' un pezzo che ho scritto un anno fa, e ci sono particolarmente legato", continua il musicista. Segue “Tuning song”, più dilatata e meditativa. Quindi “Giallo”, aperta da un’intro composta insieme a Enrico Morello e che ci riporta al colore e alla vibrazione dell’estate pantesca. “Piana della Ghirlanda”, come dei dialoghi notturni tra gli strumenti che finiscono per fondersi, come alla fine del brano. Il “Giardino pantesco” è concepito in modo da proteggere gli alberi dal vento, allo stesso modo funziona questo brano, la cui calma apparente è rotta dal tema finale. “Santa Venere” ci riporta ai luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza di Presti, una traccia avvolta da una calda malinconia. “Rosa” chiude l’album ed è il brano che ricorda più da vicino il linguaggio della colonna sonora.  

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