Alle Eolie la musica del Neolitico, così i nostri antenati scoprivano la melodia con le ossa degli animali
Un tuffo nel tempo indietro di 43 mila anni immaginando cosa fosse la musica per i nostri antenati primitivi. Alle prime luci del mattino in cima al cratere la Fossa a Vulcano, tra le fumarole di zolfo, risuonano respiri, suoni inquietanti dei boschi e canti di uccelli, primi esempi di «armonia» per l'uomo vissuto durante il periodo del Pleistocene. Matteo Nasini è l'ideatore di «Neolytic Sunshine», una performance con un ensemble di sette musicisti (in scena c'è pure Teodora di appena sette anni, figlia dell'artista e mascotte del gruppo), quattordici strumenti a fiato in ceramica e sintetizzatori. I primi strumenti musicali risalenti al 43.000 a.C. furono ricavati da ossa e zanne di animali per creare flauti e corna. Nasini, con la collaborazione del Museo di Storia Naturale di Verona, ha individuato e scansionato ossa fossili di animali viventi nel Pleistocene ricreando con la stampa 3D gli strumenti in ceramica. Un esempio calzante di arte e innovazione. Sullo sfondo mozzafiato in cima al cratere (da qui lo sguardo spazia su tutte le isole dell'arcipelago eoliano) i suoni si fondono con una natura selvaggia, che incute timore. Performance che centra gli obiettivi di Volcanic Attitude, il festival di cultura contemporanea di scena per una settimana tra Vulcano e Lipari, con partenza da Napoli, anche questa terra di vulcani col suo gigantesco Vesuvio, forze potenti della natura non prevedibili o domabili dall’uomo. Un festival che nell'esplorazione dei luoghi mette insieme arte e scienza. Due sorelle diverse ma unite da un unico filo, tessuto dalle domande sulla condizione stessa dell'uomo. E forse non è un caso se questa apparente separazione sia solo più recente, basti pensare al genio di Leonardo da Vinci. Un festival con un programma ricchissimo (impossibile citare tutti ma informazioni sono disponibili sul sitohttps://www.volcanicattitude.org/ ) snodato in una settimana di workshop, performance, incontri con gli artisti, passeggiate sui crateri e conferenze di scienziati, non in ombrose sale accademiche, ma en plein air, in terrazze sul mare dove chiunque sull'isola può partecipare. Una formula accattivante pensata da un gruppo di donne ideatrici del progetto (Helga Franza, Silvia Hell, Desiree Mele, Susanna Ravelli, Giulia Restifo), casa a Milano ma cuore che batte al Sud, che si sono lanciate in questa avventura già per il secondo anno e pronte a scommettere per la prossima edizione. Un festival prezioso come un macramè. L’inaspettata meraviglia è stato il leitmotiv di quest'anno, la capacità di immaginare il reale oltre la sua evidenza, uscire dagli schemi precostituiti, guardare con occhi nuovi così come per vie parallele fanno scienza e arte. Ricerche che approdano a domande per poi aprire altre domande ancora, come tante finestrelle da spalancare sul mondo. Servono dunque altri «occhi» e nuovi strumenti di consapevolezza. Come ha ricordato Riccardo Arena, invitato nell’edizione 2023 come artista in residenza. Un po' come accadde a Harold Wittles nel 1974, il bambino di cinque anni, sordo dalla nascita, immortalato in una foto diventata storica mentre riceve un apparecchio acustico e per la prima volta può sentire. I suoi sono occhi pieni di terrore e meraviglia. Occhi pieni di stupore anche per i bambini delle scuole elementari e medie di Vulcano e Lipari impegnati nel progetto #talkingtotheuniverse con l'artista francese Sophie Usunier. Da una barchetta in mare hanno lanciato i loro messaggi pieni di amore e speranze usando l'alfabeto morse. Tra gli ospiti Francesco Careri che a Vulcano ha proposto la performance «Chi perde Tempo guadagna Spazio», da sempre il motto di Stalker, laboratorio di arte urbana di cui è fondatore. A Lipari invece nella piazzetta del pesce (chiamata così per via del rivenditore in motoape) sul corso principale sono esposte le raffinate immagini del fotografo e documentarista Filippo Romano, incorniciate dove abitualmente ci sono i manifesti elettorali. Qui i visitatori sono invitati a lasciare sulle foto il loro segno. Sempre a Lipari omaggio alla memoria al piccolo museo di maioliche allestito da Pietro Lo Cascio, naturalista, che durante la pandemia ha catalogato centinaia di pezzi conservati dal padre. Tra gli ospiti anche l’artista palermitano Ignazio Mortellaro, che ha realizzato una mostra pop up all'Osservatorio Vesuviano a Napoli, sulle tracce del Viaggio al centro della Terra di Jules Verne. Dall'America il collettivo artistico «The 181» (Brandon Boan, Abby Donovan, Tom Hughes e Jason Rhodes) che ha presentato «Therefore the Falling Hazard». Spazio alla scienza con gli interventi di Monia Procesi, ricercatrice dell'INGV, (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che ha illustrato le possibili applicazioni dell'energia geotermica e con le lezioni di fisica di Vitaliano Ciulli, scienziato del Cern di Ginevra, che cattura con i misteri della materia oscura, vero rompicapo della fisica contemporanea. Occhi al cielo stellato con l'astrofisco Alberto Pepe che ha guidato una meditazione notturna per assaporare la bellezza del cosmo e ricordare che la nostra vita, di fronte ai tempi infiniti dell'universo, equivale appena a un battito di ciglia. Foto di Emilio Messina e Filippo Romano