MESSINA. Slitta ancora l'apertura del nuovo stabilimento Birrificio Messina nato dalle ceneri degli ex Triscele e Birra Messina. Forse tra un mese o due ma non è detto. Alla base motivi burocratici con le banche che stanno impedendo ai soci lavoratori di avviare la produzione. La scorsa estate erano stati brevettati tre marchi: la Birra dello Stretto, una lager base, e quelle più caratteristiche: la Doc 15 detta «luppolata» e la Cruda Doc 15 (non pastorizzata) con i 15 lavoratori che avrebbero dovuto produrre le nuove creature in autunno.
Lo stabilimento che loro hanno voluto chiamare Birrificio Messina per non far morire del tutto il nome della vecchia bevanda non potrà aprire nel periodo stabilito per cause che non dipendono dalla volontà dei soci. I dipendenti sono all’opera per completare la realizzazione dell’area di produzione, localizzata negli ex capannoni Asi a Larderia. Attualmente si sta terminando l’impianto idraulico perché senza l’acqua è impossibile creare la birra. La vicenda tribolata degli operatori dell’ex stabilimento, gestito dalla famiglia Faranda, ha fatto il giro del mondo.
Da 42 sono rimasti in 15 fino a formare una cooperativa e onorare quel marchio per cui hanno lavorato per anni. Il gruppo che mastica di birra vuole riscattarsi e prende le distanze da qualunque altro marchio nato da altri imprenditori. Verso la metà del 2011 Birra Triscele dovette chiudere dopo anni di sofferenza sotto le branchie del colosso Heineken che rispettò la tradizione del nome Birra Messina ma incrementò la produzione in altri lidi, soprattutto in Puglia. La multinazionale portò al depauperamento dello stabilimento di Messina fino alle magagne con l’antitrust.
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