A Vulcano si è conclusa la campagna di misure geochimiche e geofisiche svolte alla baia di Levante e Faraglione nell'ambito del progetto Pianeta Dinamico-Wundervul dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Le rilevazioni
Le rilevazioni del flusso di anidride carbonica proveniente dalla vasca di fango e dal suolo, la concentrazione in aria anche di acido solfidrico, la temperatura del suolo e del fondo vasca, hanno interessato in particolare la baia di Levante. Adesso si attende l’esito anche per comprendere se il laghetto termale potrà tornare ad essere funzionale. I test sono stati realizzati in contemporanea da vari gruppi di ricerca delle sezioni dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Palermo, Catania, Napoli e Roma. Nell’area è stata installata anche una stazione meteo, con anemometro.
Lo scopo della ricerca
«Sarà così possibile – spiegano i vulcanologi - creare un geo-database integrato di dati relativi a questa specifica area dell’isola, molto affollata in estate ed esposta quindi a vari fenomeni pericolosi». Il laghetto termale, infatti, per diversi era stato sequestrato dalla Procura di Barcellona di Gotto che aveva ravvisato alcuni illeciti edilizi. In seguito al ripristino dello stato dei luoghi, da parte della società Geoterme che lo gestisce, l'area si stava per riaprire per la gioia anche dei turisti che arrivavano da ogni parte del mondo per i benefici che si ottengono con i fanghi, ma l’aumento della fuoriuscita dei gas ha bloccato tutto. Ora, grazie ai nuovi esami, si intende accertare se la pozza finalmente potrà essere riaperta.
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