I sindaci protestano. Chi viaggia subisce disagi. Ma resta il ritardo delle partenze delle navi di un’ora nelle isole di Sicilia contro le decisioni assunte dalla Caronte&Tourist che penalizzano i marittimi sia dal punto di vista economico che giuridico (stabilizzazione del rapporto di lavoro, turni, sulle modalità di sbarco che impedisce al marittimo di percepire la disoccupazione, fruizione dei riposi durante l'imbarco). C’è stato un nuovo incontro tra le parti, ma che non ha portato a niente.
Il sindacato ha ribadito che non consentirà alla società peloritana di mettere in atto azioni che possano diminuire i salari dei lavoratori e peggiorare le condizioni lavorative degli stessi. L’amministratore delegato della Caronte, Vincenzo Franza, ha risposto che «il problema è di natura economica e la società non è in grado di sopportare il costo della gestione del personale che negli ultimi tempi è aumentato del 40%, anche a causa delle ulteriori spese contrattuali, derivanti dal rinnovo del contratto nazionale nella misura del 12%, a fronte di una convenzione stipulata con il ministero dei trasporti che è ancora ferma ai costi del 2016».
L'Ad Franza ha preso atto della richiesta della Federmar Cisal ed ha assicurato una convocazione a breve con tutte le organizzazioni sindacali. I rappresentanti della Federmar Cisal pur apprezzando la nuova convocazione finalizzata alla risoluzione di alcune problematiche tecniche hanno puntualizzato che «se le risposte non dovessero essere risolutive ci rivolgeremo agli organi di governo per proclamare lo stato di crisi della società Caronte &Tourist isole minori per chiedere il tavolo di confronto al ministero dei trasporti e al governo regionale in quanto la continuità territoriale non deve essere garantita abbassando i diritti e le restrizioni dei lavoratori marittimi».
Foto notiziarioeolie.it
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