MESSINA. Il protocollo di legalità "Dalla Chiesa", che riguarda gli appalti pubblici siglato dal Comune, è rimasto inapplicato nei cassetti, ignoto ai dirigenti comunali per sette anni e così diventa spunto per un'altra polemica a distanza tra la prefettura e il Comune. I rapporti tra il prefetto Stefano Trotta ed il sindaco Renato Accorinti continuano ad essere non proprio idilliaci. Dal palazzo del governo partono continui richiami all'indirizzo del primo cittadino. Gli ultimi appelli riguardavano il sistema di controllo messo in atto al Comune (il prefetto ha consigliato di ripristinare le barriere con badge rimosse da Accorinti) e la mancata rimozione delle scritte ingiuriose apparse sui muri della città nei confronti di giornalisti e consiglieri comunali.
Due giorni fa, il prefetto, ha poi intimato al sindaco di applicare nel corso della stipula dei contratti di appalto il cosiddetto protocollo Dalla Chiesa che prevede che, su chi vince le gare, vengano effettuati controlli molto più rigidi anche sui parenti dei vincitori degli appalti. E da questo richiamo è venuta fuori una verità inquietante: il protocollo c'era ma da quando è stato siglato, sette anni fa, non è mai stato applicato. E quindi è partito il richiamo del prefetto. E la risposta di Accorinti è sorprendente. "L'Accordo Quadro Carlo Alberto Dalla Chiesa, cui l'Amministrazione ha aderito con deliberazione commissariale n. 533 del 14/06/2008, dagli approfondimenti effettuati, non risulta sia stato mai portato a conoscenza della struttura comunale né della stessa Prefettura di Messina".
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