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Legge elettorale, a Messina nuovo ricorso sull'Italicum

Tribunale di Messina

MESSINA.  Violazione del "principio di 'normalità'" nell'iter di formazione della legge che ha condotto all'Italicum per l'utilizzo del voto di fiducia, e disomogeneità delle due leggi elettorali attualmente vigenti per i due rami del Parlamento. Sono le principali questioni di legittimità costituzionale sulla legge elettorale contenute in un ricorso messo a punto da un pool di avvocati e appena depositato al tribunale di Messina con cui si chiede di rinviare gli atti alla Consulta. Messina lo esaminerà il 29 settembre.

La memoria è firmata dagli avvocati Vincenzo Palumbo, Tommaso Magaudda, Francesca Ugdulena, Giuseppe Magaudda e dal costituzionalista Alfonso Celotto. Riguardo all'iter di approvazione dell'Italicum nel 2015 tramite 'canguro' (cioè accorpamento emendamenti analoghi), maxiemendamento e fiducia, i ricorrenti chiedono di rinviare la questione alla Corte perché affronti nel merito questo rilievo.

L'obiettivo è quello di rendere nulla all'origine la legge sull'Italicum e di far rivivere anche per la Camera il cosiddetto Consultellum, ora valido per il Senato. Il tema della disomogeneità è invece affrontato nell'ultimo motivo di ricorso e punta a rendere applicabili le norme per l'elezione della Camera anche al Senato. L'obiettivo finale è sostanzialmente quello di poter prelevare dalla legge per l'elezione dei deputati alcune disposizioni da trasferire sull'altro ramo del parlamento.

Si punta così ad eliminare al Senato la possibilità di coalizioni e la soglia d'accesso dell'8%, visto che alla Camera è al 3%, e a ripescare invece voto di preferenza con capilista bloccati e voto di genere. Oltre alle precedenti, ci sono altre tre questioni. La prima riguarda la presunta incostituzionalità della compresenza nell'Italicum del premio di maggioranza per la lista che superi il 40% e della soglia di sbarramento al 3% per l'accesso alla distribuzione dei seggi: previsti insieme "sembrano violare il principio della sovranità popolare, della pari dignità e dell'eguale capacità politica ed elettorale", si legge nel ricorso.

La seconda riguarda le pluricandidature in relazione alla disparità di trattamento dei capilista, che possono essere candidati in 10 collegi plurinominali, rispetto agli altri candidati. La terza riguarda "l'irragionevolezza delle proibitive soglie di accesso al Senato, in palese ed irragionevole contraddizione con quelle assai minori stabilite per l'accesso alla Camera". Le questioni sollevate erano già state poste in precedenti ricorsi sull'Italicum, proposti da 5 diversi tribunali, ed esaminati dalla Corte Costituzionale con la sentenza del febbraio 2017, che li aveva ritenuti inammissibili, ma "con valutazioni che non attengono al merito delle censure di costituzionalità" - è il ragionamento del pool di legali - e che quindi possono essere riproposti.

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