MESSINA. «Un generalizzato sfruttamento ad opera di ciascun imputato della propria posizione di consigliere comunale a scopi prettamente privati, assumendo assai spesso le condotte accertate toni a dir poco sconcertanti, perché evidentemente espressive del disprezzo della funzione pubblica esercitata oltre che irrispettose del mandato rappresentativo ricevuto dagli elettori». È questo un passaggio delle motivazioni della sentenza del processo «Gettonopoli», sulle presenze «lampo» dei consiglieri nelle commissioni di Palazzo Zanca, al centro di un’indagine della Digos. Il 3 luglio 2017 il processo di primo grado si è concluso con la condanna di 17 consiglieri comunali. Il perché di quelle condanne il Tribunale, Prima sezione penale presiduta da Silvana Grasso, giudice Letteria Silipigni) lo spiega nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi.