Arriva il sì del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede alla Procura di Messina a procedere contro il sindaco Cateno De Luca accusato di vilipendio previsto dall’articolo 290 del codice penale che punisce con la multa da 1.000 a 5.000 euro, chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l'ordine giudiziario.
De Luca era stato iscritto nel registro degli indagati a fine marzo dopo la denuncia del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Per questo genere di reati, perché si possa poi esercitare l'azione penale attraverso la richiesta di rinvio a giudizio o di emissione di decreto penale di condanna, è necessaria l'autorizzazione del Guardasigilli.
«Potevo accettare l’implicito compromesso di Stato, rinunciando a non impugnare la delibera della presidenza del Consiglio dei ministri di annullamento della banca dati si passa a condizione ed evitare così il processo per vilipendio? Assolutamente no. Per tale motivo ringrazio il Guardasigilli Bonafede per avere assecondato il capriccio del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nel processarmi per il delitto di lesa maestà».
Così, in una nota, il sindaco di Messina. "Rammento ancora la presa di posizione del ministro Lamorgese - aggiunge De Luca - che appresa la notizia della mia opposizione è andata su tutte le furie, è così il povero ministro della Giustizia non ha avuto altra scelta che concedere l'autorizzazione alla Procura di processarmi per vilipendio. Se il 12 giugno scorso non avessi fatto la delibera di impugnazione davanti al Tar del Lazio del decreto presidenziale dell’aprile scorso, probabilmente non sarei stato processato».
"Ai miei detrattori a Roma - continua il sindaco di Messina - ricordo che già il 3 aprile avevo chiesto di essere processato, perché non accetto compromessi di Stato. A seguito della richiesta della Procura al ministro Bonafede per procedere nei miei confronti, chiesi pubblicamente di andare in tribunale per dimostrare, con le carte in mano, che non si stavano facendo i conti solo con il Coronavirus, ma anche con la malaburocrazia e certi politici allo sbaraglio. Pertanto, - chiosa Cateno De Luca - ringrazio per avere ascoltato la mia richiesta».
Cateno De Luca si era reso protagonista di durissime critiche alla gestione del Viminale dell'emergenza del Coronavirus, culminate in una corsa agli imbarcaderi della Caronte e Tourist per impedire lo sbarco da una nave dalla Calabria. Tutto, disse il primo cittadino, per proteggere i suoi dall'epidemia. Nelle sue dichiarazioni, il sindaco accusò duramente il Viminale di non tutelare i siciliani e di aver minimizzato il rischio che l'afflusso di persone nell'isola potesse avere sulla diffusione del virus.
Toni e modi che hanno indotto il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a trasmettere alla Procura della città dello Stretto una denuncia a carico di De Luca per vilipendio al Governo. Decisione - fecero sapere dal Viminale - assunta "a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell'immagine per l'intera istituzione che rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari".
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