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Migranti, Razza difende l'ordinanza sul coronavirus: "L'hotspot di Messina va chiuso"

Il governo regionale difende l’ordinanza appena varata sul coronavirus, e ribadisce che l’hotspot di Messina va chiuso.

«L'ordinanza che il presidente della Regione ha adottato tiene conto anche della sicurezza dei migranti stessi e dei cittadini perchè pone l’obbligo del tampone su ognuno e ricerca da parte del Ministero dell’Interno un protocollo sanitario per la loro gestione, quello che è successo a Messina, Caltanissetta, Enna è figlio dell’assenza di un protocollo di gestione del migrante sul fronte sanitario, tutti ricordano che il presidente della Regione lo chiede dalla fine del mese di marzo e da aprile», ha detto Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute a Messina in occasione dell’insediamento del commissario straordinario del Policlinico.

Rispondendo poi ad una domanda sull'hotspot di Messina ha aggiunto: «Il sindaco fa bene a dire che l’hotspot di Messina deve essere smantellato, lo fa con paio di mesi di ritardo rispetto a quando la Regione ha individuato nell’hotspot la mancanza di autorizzazioni sanitarie e le ha trasmesse al Ministero dell’interno. Quell'hotspot nelle condizioni in cui è va assolutamente chiuso, so che questa è la volontà del ministro dell’Interno ed è stata manifestata anche dal prefetto, per me quello che diventa fondamentale è la condivisione di una gestione sanitaria, c'è stata una forte sottovalutazione, se si arriva al mese di agosto senza avere un barlume di idee di come gestire le aree di sbarco evidentemente il Governo nazionale è in ritardo ma noi siamo qui per una reale collaborazione con tutti».

Quanto all’ipotesi di una nave anche per Messina, Razza ha affermato: «Spero che i migranti a Messina non debbano arrivare, le navi servono per gli sbarchi. Nel provvedimento che ha emesso il presidente della Regione c'è una richiesta molto forte: evitare, per esempio, che i casi positivi immediatamente identificati vengano destinati ai centri di accoglienza. E’ molto diverso doversi occupare del migrante non positivo che fa una quarantena a titolo preventivo rispetto al migrante che viene individuato positivo e che va trattato dal punto di vista sanitario. A differenza di quelli che si riempiono la bocca parlando del dramma dei migranti e non si pongono il problema delle condizioni di inciviltà in cui vengono tenuti, per me è molto incivile pensare chi è malato e si trova nel territorio della nostra regione non debba ricevere adeguate cure».

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