Una richiesta di instituire un fondo per l’adeguamento delle indennità di carica degli amministratori dei Comuni del Messinese (ma non solo) con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti. Una lettera dei sindaci rivolta alla Regione e al presidente dell'Anci Leoluca Orlando per sollevare un problema che non è certo di poco conto.
"Il Legislatore ha disposto l’incremento della misura dell’indennità di funzione del Sindaco dei piccoli Comuni prevedendo, per sostenere i costi aggiuntivi, l'istituzione di un fondo da ripartire tra i Comuni, in ragione della ratio ispiratrice della riforma che era quella di evitare che il maggior carico economico dell’incremento fosse sostenuto dai Comuni - dice il sindaco di Castel di Lucio Pippo Nobile -. La previsione normativa, che ha inteso ridurre lo squilibrio esistente tra le indennità di funzione, ferme da oltre 20 anni, dei Sindaci dei piccoli Comuni e quelle previste per i Comuni medi, è stato il risultato conseguito dall’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani che, dopo una lunga e storica battaglia, condivisa dai Sindaci, è riuscita a diminuire il diseguale trattamento degli amministratori locali che invero hanno le stesse leggi da osservare e le medesime responsabilità da sostenere; lo stesso sottosegretario all'Interno Achille Variati ha avuto modo di dichiarare al riguardo che “Il Governo ha voluto riconoscere l'impegno straordinario che anche questi sindaci, quotidianamente, dedicano alla loro comunità".
Senonché, il D.M. 23 luglio 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 agosto 2020, che ripartisce il fondo di 10 milioni annui a partire dal 2020, istituito presso il Viminale per concorrere ai maggiori oneri di spesa sostenuti dai comuni con popolazione fino ai 3.000 abitanti per la corresponsione dell’aumento dell’indennità di funzione spettante ai sindaci si applica alle regioni a statuto ordinario, in quanto per quelle a statuto speciale il decreto, in forza della previsione dello “art. 14, comma 1, lettera o) del vigente statuto della Regione Siciliana, che attribuisce alla legislazione esclusiva della medesima Regione la materia del ‘regime degli enti locali e delle circoscrizioni relative”, spettava alla Regione decidere se adeguarsi o meno alla normativa nazionale, adottando, nel primo caso, il pedissequo provvedimento.
"Stante che la circolare n. 1 del 16 gennaio a firma dell’Assessore all’Autonomia Locale, ha stabilito che il provvedimento ministeriale in ragione di quanto rappresentato in ordine all’armonizzazione dell’impianto normativo regionale, con il recepimento dinamico della disciplina nazionale, trova, pertanto, piena e immediata applicazione anche nei Comuni dell’Isola, avendo natura, comunque, di ‘indennità massima’, così come disposto dal legislatore regionale con il comma 1 dell’art. 2 della Lr n. 11/2015” - continua Nobile - ed ha disposto il recepimento della norma nazionale, va da se che, qualora la Regione Siciliana non preveda l’istituzione di un analogo fondo al fine di sostenere, almeno in parte o nella misura prevista dal DM del Ministero dell’Interno (55% ndr), gli enti locali, l’aumento sarebbe tutto a carico dei Comuni che dovrebbero sostenere maggiori oneri per l’indennità di funzione del sindaco, nella misura di € 6.000 in più all’anno qualora si tratti di un Comune con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, o di € 4.300 euro annui in più se si tratta di Comuni da 1.001 a 3.000 abitanti. Alla luce delle considerazioni sopraesposte, stante che lo spirito della norma voluta dal Parlamento è stato di riconoscere il duro lavoro dei sindaci e degli assessori dei piccoli Comuni, anche nella considerazione che nessuna indennità potrà mai coprire i rischi e le responsabilità civili e penali cui rischiano di essere esposti i sindaci, soggetti, nell’espletamento del loro mandato, a responsabilità molto importanti, chiediamo che la Regione Siciliana, così come ha fatto il Ministero dell’Interno per i Comuni delle Regioni a statuto ordinario, sostenga economicamente i Comuni che hanno già deciso o che decideranno di adeguare le indennità dei propri amministratori. Diversamente, si correrebbe il rischio, come ha anche ricordato il Presidente dell’Anci Nazionale, che sempre più frequentemente nei piccoli Comuni non ci siano persone disposte a candidarsi, esponendo così quelle comunità ad un vulnus del sistema democratico. Non meravigliamoci, pertanto, se alle elezioni amministrative non ci sono candidati: all’ultima tornata tale circostanza si è verificata in 9 Comuni. Ed erano tutti e 9 Comuni piccoli o periferici".
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