All’indomani del via libera del Consiglio dei ministri al decreto del Ponte sullo Stretto si riaccende il confronto nel Paese in un mix di entusiasmo e scetticismo.
Dal governo di Giorgia Meloni i messaggi sono tutti di estremo ottimismo. «Si può fare in pochi anni», porterà «decine di migliaia di posti di lavoro» e significherà «la rinascita della siderurgia e dell’acciaieria italiana, sarà l’esempio della grande ingegneria italiana», dice il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso. Detta il timing il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini: «Ho intenzione di fare approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio del 2024 e fare partire i lavori entro l'estate». E aggiunge: «I costi li stiamo aggiornando, le stime minori comportano per la sola Sicilia un aumento di ricchezza tra i 5-6 miliardi di euro all’anno». E a chi come ambientalisti e no-Ponte sollevano il tema del rischio sismico, replica secco: «C'è in Italia come in Turchia e in Giappone e ci sono ponti in Turchia e Giappone. Il ponte fu validato e progettato da società italiane, spagnole, giapponesi e americane e quindi più alta è una struttura, più resiste alla sismicità, non esiste nessun problema di maree, di vento, di sismicità. Facciamo un’opera che stia in piedi e che duri nei secoli».
Per il ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare, l’ex presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, «serve anche a dare al Mezzogiorno d’Italia la funzione di base logistica dell’Europa nel Mediterraneo». L’ad di Webuild Pietro Salini, che guida la società che dovrebbe riprendere il contratto per la costruzione del Ponte, è convinto che «colma un divario, disegna un’Italia totalmente unificata». Forte dell’impegno sul Ponte Morandi, si fa avanti anche l’ad di Fincantieri Pierroberto Folgiero: «Siamo a disposizione del Paese», dice.
Si tratta, evidenzia il governatore della Sicilia Renato Schifani, «di un’opera strategica che da sempre la Sicilia e i siciliani ritengono fondamentale per eliminare il divario tra Nord e Sud». «Finalmente un governo che ha deciso di costruirlo», commenta Sicindustria, perché è «determinante per il rilancio dell’economia di tutto il Mezzogiorno, per la mobilità dei cittadini e per il turismo». Anche Cgil Cisl e Uil della Sicilia si dicono sostanzialmente d’accordo, pur sottolineando «l'esigenza di legare la realizzazione dell’opera a una rete infrastrutturale moderna ed efficiente». Di «ottima notizia» parla il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè, secondo il sindaco di Messina, Federico Basile, il ponte «può servire come pretesto per realizzare anche altre opere importanti come il raddoppio del binario ferroviario o autostrade in sicurezza e qualificate».
Ma per il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, «alla fine, il progetto esecutivo si scoprirà non essere realizzabile, specie per i treni: il ponte a campata unica con linea ferroviaria più lunga finora realizzato in Turchia supera di poco i 2000 metri, secondo i dati del ministero dei Trasporti». «Il decreto di ieri, pertanto, espone i conti pubblici in assenza di piani di fattibilità economica e per questo presenterò un esposto alla Corte dei Conti», afferma. Interviene anche Gino Sturniolo, storico attivista «No ponte», che avverte: «L'ipotesi di project financing su cui era fondato il piano economico-finanziario si è rivelata fallimentare, è chiaro a tutti che il finanziamento oggi non potrebbe essere che interamente pubblico. Meglio impiegare i fondi per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio».
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