Seppur orfano di Silvio Berlusconi che viene citato da ogni dirigente, Forza Italia rientra da Taormina, dopo due giorni di meeting ai massimi livelli sotto lo slogan del buongoverno, con ulteriori certezze dopo Paestum e Pescara: il partito c’è, si compiace per una vitalità che non si manifestava da qualche anno e confortato dai sondaggi e dai tesseramenti che lo danno in crescita punta ad appropriarsi della leadership dell’area moderata del Paese. L’accelerazione alle grandi manovre già in atto da qualche mese la darà la fase congressuale che sta per aprirsi a livello territoriale e che si concluderà a febbraio a Roma con l’elezione del segretario nazionale del partito e l’apertura della campagna elettorale per le europee. Uno snodo fondamentale, il voto per Bruxelles, su cui ha puntato molto il presidente della Regione Renato Schifani che ha rilanciato la sua visione quando nel mesi scorsi aprì ad una intesa con la Dc di Totò Cuffaro: «Il nostro simbolo è quello di Forza Italia col presidente Berlusconi, non siamo un autobus dove può salire chi chiunque anche perché ricordo che il mio governo viene attaccato proprio da chi cinque anni fa voleva ottenere una candidatura». Insomma, disco rosso verso intese senza futuro o dannose. «Altra cosa», avverte il governatore, «è aprire il partito a chi nella propria storia ha sempre dimostrato di condividere i valori del partito popolare». Un concetto ribadito a Taormina dal capogruppo di Forza Italia in Parlamento europeo Fulvio Martusciello. «Sotto il simbolo del Partito popolare europeo - ha sostenuto l’europarlamentare - possono e devono ritrovarsi tutti coloro che hanno condiviso, condividono e condivideranno una grande storia democratica. Al presidente Renato Schifati, il compito di mettere insieme e far convivere esperienze anche diverse». Perché «il popolarismo, sotto il simbolo di Forza Italia, sarà il collante della nostra lista nella circoscrizione isole», ha aggiunto. Anche per il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, il faro è il simbolo «Forza Italia-Ppe Berlusconi, non lo cambieremo e non faremo aggiunte». «Alle europee c’è lo sbarramento del 4%, inviterei molti a fare una riflessione prima di intraprendere cammini insidiosi», aggiunge. Ma sull’ipotesi di un accordo con la Dc di Totò Cuffaro che condivide i valori del Ppe, Gasparri ha mostrato cautela: «Lo vedranno in Sicilia i nostri dirigenti». E la risposta di Cuffaro è tranchant: «Vorrei ricordare a Gasparri che la Dc non è un partito siciliano, ma nazionale ed è presente ormai in tutte le regioni. In Sicilia è certamente, ormai, una forza affermata e ringrazia il presidente Schifani per la sua sensibilità e il suo intuito politico nell’averci invitato a fare la lista insieme per le elezioni europee». «Ci sembra, però, di cogliere malumori e qualche preoccupazione da una parte della classe dirigente di FI siciliana - osserva il segretario della Dc - Le dichiarazione di Gasparri e di altri leader di FI rilasciate a Taormina ne danno e lasciano traccia. Consci di quanto per la Dc sia importante la serenità della coalizione e il sentirci a casa nel Ppe, non vogliamo essere sopportati e, tantomeno, essere motivo di preoccupazione». Ma Schifani tiene aperto il canale politico: «Primo o poi affronteremo con il segretario Tajani e la classe dirigente del partito la questione di come possiamo ampliare la nostra forza elettorale, il fallimento del Terzo polo ci invita a farlo per intercettare l’area moderata e popolare».