
«Siamo in attesa a breve della decisione finale, l’azienda è pronta a partire insieme con tutte le altre imprese italiane, da Nord a Sud. È un progetto industriale nazionale importante per il Paese più che per noi, una grande opera che può dare lavoro e opportunità di futuro a migliaia di giovani, inoltre significa investire in un’area speciale del Paese, connettendo 5 milioni di persone con il resto d’Europa». Così Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, in un’ampia intervista al Corriere della Sera, a proposito del Ponte sullo Stretto.
«Gli investimenti legati all’acqua saranno la sfida del futuro», sottolinea Salini annunciando un progetto che verrà presentato nei prossimo giorni «per risolvere per sempre l’emergenza acqua potabile in Sicilia», «con capitali privati e con ridotto investimento pubblico». In due anni si possono costruire dissalatori, ripristinare bacini di stoccaggio, implementare la rete e installare nuovi potabilizzatori».
Salini parla in occasione dell’approvazione dei conti del gruppo che - spiega - ha già raggiunto i target del 2025 in termini di crescita, sviluppo e ordinativi. «Stiamo investendo un miliardo in più rispetto a quanto previsto», dice, ricordando i 330 progetti nell’ultimo decennio e la presenza in Italia con 30 progetti.
«Ma - sottolinea ancora - abbiamo spazio di crescita, dato che il nostro fatturato in Italia equivale a poco meno del 2% del mercato complessivo, mentre, per esempio, la principale impresa in Francia ha una quota del 10%. Tutti i cantieri sono in fase di produzione, anche grazie a partnership consolidate con clienti come Rfi e Anas del gruppo Ferrovie dello Stato».
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