Messina

Sabato 23 Novembre 2024

Riprende l'attività operatoria nell'ospedale di Mistretta

Un’équipe di chirurgia urologica della Fondazione Giglio di Cefalù ha eseguito venerdì scorso otto interventi di endourologia nel complesso operatorio dell’ospedale di Mistretta dando il via a un progetto di collaborazione per l’attivazione di nuovi percorsi di cura per il nosocomio amastratino. «Siamo molto contenti - dice il presidente della Fondazione Giglio Giovanni Albano - di avere attivata una sala operatoria chiusa, da diverso tempo, in un’area dove era necessaria dare una risposta sanitaria. Grazie alla determinazione dell’assessore della Salute Ruggero Razza e alla condivisione del commissario dell’Asp di Messina Bernardo Alagna si è potuto dare avvio a un percorso virtuoso nell’auspicio di poter attivare ulteriori servizi per migliorare l’offerta sanitaria dei Nebrodi». Gli interventi sono stati eseguiti dall’équipe di urologia del Giglio con primo operatore il dottor Salvino Biancorosso, con infermieri e ferristi di sala operatoria coordinati dalla responsabile del servizio infermieristico del Giglio, Stefania Vara, e dalla coordinatrice infermieristica Daniela Pilato. L’attivazione dei supporti informatici, fra cui la cartella clinica, è stata definita dalla responsabile del servizio della Fondazione Giglio Daniela Salvaggio. All’avvio dell’attività presente anche il direttore sanitario dell’ospedale di Cefalù, Salvatore Vizzi. La convenzione tra la Fondazione Giglio e l’Asp di Messina all’inizio consentirà una gestione condivisa di 10 posti letto di urologia, con l’apertura del reparto, e interventi settimanali programmati a Mistretta. «La collaborazione tra Asp Messina per l’ospedale di Mistretta e la Fondazione Giglio è un modello di buona sanità che va esportato in ospedali della provincia messinese e in genere in Sicilia - dice Elvira Amata, capogruppo di Fratelli d’Italia che su sollecitazione dei abitanti dei Nebrodi ha fortemente promosso l’iniziativa -. Il complesso operatorio del presidio amastrino è stato chiuso per circa 5 anni, con una comunità di circa 25 abitanti costretta a spostarsi a Cefalù. Sono cose che non possiamo permetterci rispetto alle richieste di buona sanità da parte di tanti pazienti siciliani e il compito della politica è tradurre in fatti le istanze dei cittadini», conclude.

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