«Il cratere di Stromboli rappresenta la maggiore sorgente di rischio tsunami nel mar mediterraneo». Lo afferma Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca dell’Ingv, già direttore dell’Osservatorio Vesuviano, in occasione del lancio del manifesto «Ricucire l’Italia per un nuovo assetto Euro-Mediterraneo», firmato da oltre 500 rappresentanti del mondo accademico, scientifico e intellettuale. Lo studioso puntualizza che l’area napoletana ha il più alto rischio vulcanico al mondo: circa 3 milioni di persone abitano entro la distanza di 20 km da una possibile bocca vulcanica. Poi ci sono i vulcani siciliani l’Etna, quelli delle Eolie, e i vulcani sottomarini in particolare nel basso Tirreno. «Il rischio vulcanico in Italia - spiega De Natale - è estremamente variabile, poiché dipende dalla natura e dalla localizzazione degli apparati vulcanici considerati. L’Etna è un tipo di vulcano che non pone rischi immediati per la vita umana, sebbene alcune colate laviche possano talvolta minacciare i centri abitati. Il rischio principale è quello sismico legato ai processi vulcanici e alle faglie che contornano l’Etna». «I vulcani delle Eolie - continua il ricercatore - sono caratterizzati da livelli modesti di esplosività. Gli episodi come quelli verificatisi a Stromboli nel luglio e agosto 2019 sono però imprevedibili e molto rischiosi per i turisti che affollano l’isola. Stromboli, con il fianco estremamente instabile della Sciara del Fuoco, rappresenta inoltre la maggiore sorgente di rischio tsunami nel Mar Mediterraneo». Un evento come quello del 30 dicembre 2002, quando una frana di circa 16 milioni di metri cubi di materiale, causata dall’eruzione del vulcano, generò un maremoto che arrivò anche nelle altre isole Eolie e nelle coste della Calabria e della Sicilia «Anche i vulcani sottomarini, numerosi nel basso Tirreno - conclude De Natale - sono potenziali sorgenti di tsunami, sebbene di minore pericolosità. Il rischio vulcanico più alto al mondo, però, è quello dell’area napoletana, per la presenza di molteplici aree vulcaniche caratterizzate da altissima esplosività, estremamente popolate: Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, oltre ad altre possibili sorgenti di eruzioni nella Piana Campana».