Tutela del mondo sommerso, archeologia preventiva alla luce dei cambiamenti climatici e buone prassi per le autorizzazioni dei lavori in mare (pale eoliche, ricerche minerarie). Sono i temi della Carta di Naxos 2021, documento sottoscritto a chiusura della XVII Rassegna Internazionale di Archeologia Subacquea di Giardini Naxos. A firmarlo, dopo aver concertato e condiviso tutti i punti, sono stati la Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia (Valeria Li Vigni), la Soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo (Barbara Davidde), il Parco Archeologico Naxos Taormina (Gabriella Tigano), l’Istituto italiano di Archeologia Subacquea (Luigi Fozzati), i rappresentanti di vari istituti esteri e il Comitato italiano dell’Icomos - Consiglio Internazionale per i monumenti e i siti, con il suo Presidente, Maurizio Di Stefano. Il documento sarà presentato alle istituzioni regionali e nazionali per dare concreto seguito alle proposte e alle raccomandazioni.
«Per la prima volta - spiega la Davidde - le due Soprintendenze del mare hanno sottoscritto un accordo per redigere protocolli e documentazioni a tutela di porti e approdi di mari, fiumi e laghi di tutto il territorio nazionale». Un’esigenza, quella che ha prodotto la Carta di Naxos, che nasce dalla ventennale esperienza della Soprintendenza del mare siciliana. Lo spiega la Li Vigni: «Serve personale specializzato capace di utilizzare tecnologie specifiche per ricerche e indagini preventive, anche alla luce dei problemi di erosione costiera aggravati dai cambiamenti climatici».
Nel corso delle tre giornate di studi - durante le quali si sono avvicendati circa 70 studiosi, in presenza e da remoto (persino dall’Australia), in rappresentanza di decine di istituzioni ed enti di ricerca italiani e stranieri - sono stati annunciati nuovi itinerari subacquei in Sicilia realizzati con il supporto della Soprintendenza del mare siciliana. Patrizia Maiorca ha presentato quello già operativo nella Riserva del Plemmirio (Sr), mentre è in fase di studio e allestimento quello fra Naxos e Taormina: «Per i visitatori del Parco amanti delle immersioni - spiega Gabriella Tigano - oltre ai musei di terra si aggiungerà l’esperienza di un «museo di mare» con i due relitti delle colonne nelle acque di Taormina. I nostri archeologi sono al lavoro da alcuni mesi con i colleghi della SopriMare e con i subacquei sportivi della zona, preziosi alleati nella scoperta e vigilanza dei reperti sottomarini». Iniziative particolarmente apprezzate da Luigi Fozzati, decano degli archeologi subacquei in Italia: «Per rendere viva l’archeologia sia di terra che di acqua, la fruizione pubblica è una molla per poi garantire la sopravvivenza dei siti, che non possono vivere di se stessi e hanno bisogno di manutenzione».
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