«Credo che la libertà di espressione, la libertà di stampa sia più che mai strettamente connessa ai bilanci in ordine perché con i bilanci in ordine si può essere liberi di dire e comportarsi come meglio si crede nell’interesse dei lettori. Credo che sia necessario rivedere, ripensare il modello di business e far in modo che tutte le aziende abbiano dei bilanci almeno in pareggio per potere essere veramente liberi da condizionamenti». Lo ha detto il presidente e direttore editoriale della Società editrice sud, Lino Morgante, al Taobuk festival, dove ha partecipato al dibattito su Libertà e informazione: quali scenari per il futuro?
«Il mestiere di giornalista - ha aggiunto - è diventato più complicato rispetto a una volta perché ha a che fare con troppa concorrenza. Io non sono assolutamente pessimista. Bisogna sapersi trasformare, bisogna saper interpretare il momento, bisogna prendere la forma delle cose adeguarsi ai tempi ma non si potrà mai fare a meno di una informazione affidabile, seria».
«Oggi l’importante - ha sottolineato Morgante - è far capire che informazione ce ne è tanta ma bisogna che essa sia ’doc’. Tra le tante emergenze c’è quella delle querele predatorie, che ovviamente sono una spina nel fianco per tutte le aziende editoriali. L’intelligenza artificiale sarà il problema non dei prossimi anni, ma delle prossime ore perché sono campi che evolvono velocemente e quindi bisogna ragionarci da subito».
Al dibattito hanno preso parte, tra gli altri, Michele Ainis, costituzionalista, componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ed editorialista; Antonio Di Bella, direttore dell’Approfondimento Rai; Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera; Carlo Mandelli, amministratore di Mondadori Media Spa; Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, Agnese Pini, direttrice dei quotidiani editi dal gruppo Monrif, e Manuela Moreno del Tg2 .
La cornice, di particolare attinenza tematica rispetto al dibattito sulla comunicazione, è quella della XIII edizione del festival ideato e diretto da Antonella Ferrara, incentrata su «Le Libertà».
E uno degli strumenti irrinunciabili dell’esercizio democratico di partecipazione è proprio la conoscenza, assicurata da quella libertà - d’espressione e d’informazione - garantita dall’articolo 21 della Costituzione nella sua interezza.
Proprio dalla Costituzione ha preso le mosse Michele Ainis, costituzionalista, componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ed editorialista, per tracciarne i confini e per sottolineare come l’ipertrofia dell’informazione non significhi necessariamente una migliore realizzazione del diritto di informare ed essere informati. Antonio Di Bella, direttore dell’Approfondimento Rai, ha lanciato l’allarme su rischi della disintermediazione che fa apparire il giornalismo quasi come superfluo.
Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, ha evidenziato i rischi e le opportunità di una trasformazione in atto sottolineando il ruolo dell’informazione di qualità quale «punto fermo» di cui tutti prima o poi scoprono di avere bisogno, da promuovere tra scuola e famiglie. Carlo Mandelli, amministratore di Mondadori Media Spa, ha posto l’accento sulla responsabilità in particolare nel settore dell’editoria digitale.
Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol ha ricordato l’importanza della promozione delal lettura specie tra i giovani. Manuela Moreno, vicecaporedattrice Esteri del Tg2, ha richiamato alla professione che si fa andando a ricercare le notizie alla fonte, con le verifiche dirette.
Agnese Pini, direttrice dei quotidiani del gruppo Monrif (La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, Quotidiano Nazionale) ha rimarcato la differenza tra informazione e comunicazione. A moderare il dibattito il vice caposervizio della Gazzetta del Sud Antonio Siracusano.
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