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Addio a Myriam Beltrami: con il suo Hotel Raya trasformò Panarea nell'isola del vivere bene

Arrivò alle Eolie nei primi anni Sessanta con il marito Paolo Tilche e decise di restare lì, trasformando un vecchio rudere nella più bella terrazza del mondo sospesa fra cielo e mare

Se n’è andata in punta di piedi, così come in punta di piedi aveva creato il fenomeno Raya che ha cambiato la storia di Panarea. Myriam Beltrami, storica ideatrice e proprietaria della struttura conosciuta dai vip di tutto il mondo, è morta a 92 anni. Un personaggio che ha fatto la storia delle Eolie e della piccola isola dell’arcipelago.

Fu subito attratta all’inizio degli anni Sessanta da quell’isolotto struggente, quando sbarcò assieme al compagno Paolo Tilche e decise di stabilirsi lì, trasformando un vecchio rudere nella più bella terrazza del mondo sospesa fra cielo e mare. Nacque così il Raya: più di un albergo era un stile di vita controcorrente. Da allora e fino ad oggi il Raya è diventato l’hotel charme del Mediterraneo, una meta esclusiva famosa in tutto il mondo, dove gli attori di Hollywood e le grandi firme della moda internazionale si sentono a casa: il Raya conta tra i suoi ospiti personaggi come Naomi Campbell, gli stilisti Dolce e Gabbana, Mike Tyson, fino alla cantante Noa.

Poi si dedicò alla moda, creando una boutique che era riferimento dei turisti. Alla morte del marito e del figlio creò la Fondazione Raya, con lo scopo di contribuire al progresso e al miglioramento della qualità della vita. Sull’isola ricordano che un giorno Flavio Briatore voleva comprare il Raya e farvi in loco un Billionaire: Myriam non lo ricevette neanche.

Era nata il 6 maggio del 1932. Myriam Beltrami, la regina di Panarea, si è spenta oggi, ma è ancora lì nel suo regno. Danza con i suoi vestiti di seta e disserta con i suoi ospiti di quella volta che venne Jacqueline Kennedy, di quei principi e di quelle principesse degli Emirati che sceglievano Panarea e di quei politici ai quali con piglio critico e deciso raccomandava di fare qualcosa per questa isola paradisiaca, perché era facile ubriacarsi di bellezza dagli yatch lussuosi, ma più difficile era costruire. Lei lo sapeva bene. Lei che negli anni Sessanta, come in un film, assieme a Paolo Tilche aveva dato vita ad un vero stile panarellese. L'epica era naturale tra Dattilo, Basiluzzo e Spinazzola. Ma anche l'architettura non doveva essere da meno. E così, come magistralmente ha raccontato l'architetto Enzo Ragni nel suo libro che raccoglie lo stile della perla delle Eolie, un sogno è divenuto realtà: quello di ritrovare e ricostruire quei caratteri puri dell’isola che la rendono ancora oggi un luogo incontaminato, solitario e pittoresco.

Il progetto di Paolo Tilche e Myriam Beltrami fu ispirato dalla volontà di dar forma a delle costruzioni naturalistiche memori della tradizione e della storia. Un'architettura naturalistica, quindi, restia a cedere il passo alla modernità. Una ricostruzione che è diventata la Panarea odierna, dall’albergo Raya alle case bianche e azzurre. Il marchio distintivo panarellese, nell'abbigliamento, è diventato nel tempo il bolà. Tutti, respirando a pieni polmoni questa bellezza eterna, hanno indossato l'outfit isolano voluto da Myriam, che comunica leggerezza e eleganza. Da sfoggiare rigorosamente a piedi nudi. La regina non se ne è andata. Resta nei tanti progetti solidali. Nell'affetto dei suoi dipendenti. E nel multiculturalismo praticato a piene mani anche nella scelta di dare una possibilità a chi veniva da posti poveri e al Raya ha trovato una casa e non solo un lavoro. In fondo è stato l'insegnamento più bello: vivere. Vivere pienamente. Per qualcosa.

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