Ancora un passaggio di capodogli nelle acque eoliane, che si confermano essere una delle aree di alimentazione più importanti per questa specie nel Tirreno meridionale. Purtroppo non solo capodogli, delfini e tartarughe, ma anche tanta plastica sparsa nell’azzurro mare. Lo denuncia Monica Blasi, direttrice – fondatrice di Filicudi Wildlife Conservation - Pronto Soccorso Tartarughe Marine. «Purtroppo - racconta - nelle ultime settimane il mare eoliano è, come ogni anno in questa stagione, infestato da centinaia e centinaia di Fads, anche detti cannizzi. Sono attrezzi da pesca ancorati sul fondale e tenuti a galla da plastica e bidoni a cui è attaccata una foglia di palma che genera una zona d'ombra che attrae diverse specie ittiche nello stadio giovanile. Si usano in associazione con il cianciolo, una rete a circuizione che cattura in modo assolutamente non selettivo tutto quello che c'è sotto il Fad». «Centinaia di questi attrattori di pesce - puntualizza - posizionati a raggio intorno a tutte le isole per pescare lampughe e altre specie ittiche (ricciole), che durante lo stadio giovanile trovano riparo sotto queste zone d'ombra. Sotto si riparano anche sugherelli, piccoli carangidi, pesci pilota, pesci balestra ed altre specie ittiche che venendo prelevate in fase giovanile non arrivano poi lungo le nostre coste. Curioso sapere che c'è anche chi trae vantaggio dalla presenza di questi attrezzi, che favoriscono la crescita e la distribuzione di organismi marini presenti nel nostro Mediterraneo a causa dell'aumento della temperatura dell'acqua, specie invasive». E ancora «plastica, bidoni, cime di nylon, trappole mortali per la fauna marina, pericolose per la navigazione e che infestano di plastica il nostro mare senza alcuna tregua. Ne ritroviamo a centinaia anche sulle spiagge durante l'inverno perché spesso si staccano dal fondale a causa delle mareggiate o non vengono rimossi a fine stagione di pesca. Sono illegali. Andrebbero rimossi certamente ma soprattutto si dovrebbe evitare che vengano messi all'origine». La biologa Blasi conclude con una amara riflessione: «Subiamo questa depredazione da parte di pescatori non eoliani da decine di anni ed è ora di intervenire prima che sia troppo tardi». Foto notiziarioeolie.it