Ancora meraviglie dal mare alle Eolie. «Sono stati ammirati - racconta Monica Blasi, fondatrice di Filicudi Wildlife Conservation - diverse tartarughe Caretta caretta, tonnetti, una aguglia imperiale e un piccolo pod di stenelle striate. Ma purtroppo raccogliamo anche diversi attrezzi da pesca abbandonati in mare, plastica e altri rifiuti umani».
Pesca e rifiuti: le minacce per la biodiversità
L’associazione che è partner di Life Oasis ha un progetto che punta a salvaguardare la biodiversità marina riducendo il rischio intrappolamento che deriva da attrezzi da pesca abbandonati o smarriti e soprattutto salvare le tartarughe marine da questo pericolo sempre incombente. «È questo - spiega la biologa marina - uno degli obiettivi, una nuova iniziativa europea. Il progetto che durerà cinque anni punta a mitigare gli impatti negativi della pesca e dei rifiuti marini sulla biodiversità del Mediterraneo, con particolare attenzione alle tartarughe Caretta caretta. Se lasciati incustoditi strumenti come reti, lenze, nasse lasciate in mare si trasformano in trappole mortali e possono continuare a catturare pesci e altre specie per mesi o addirittura anni, un fenomeno noto come "pesca fantasma”. Per questo svilupperà di un modello intelligente di “Afad”, cioè dispositivi ancorati sul fondale marino che sono usati per pescare in modo controllato e sostenibile. Gli strumenti saranno dotati di sensori avanzati per monitorare le l’ecosistema circostante e raccogliere dati sulla presenza di pesci e specie protette come le tartarughe marine. Verrà inoltre realizzata una mappatura degli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati nelle zone interessate».
Il progetto
«Il progetto – aggiunge la romana Monica Blasi trapiantata a Filicudi - unisce tecnologia e ricerca e si avvale della collaborazione diretta tra pescatori, operatori del settore e ricercatori per prevenire la cattura accidentale delle tartarughe marine, migliorare la sostenibilità della pesca e proteggere la biodiversità». Il progetto è coordinato da Alnitak Research Institute (una Ong spagnola) e vede la collaborazione anche del consiglio superiore delle ricerche scientifiche spagnolo, della la stazione zoologica Anton Dhorn ed del dipartimento di biologia dell’università di Pisa.
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